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Veleni in Calabria: tanti dubbi poche risposte

Veleni in Calabria: tanti dubbi poche risposte

Le audizioni della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti svoltesi, presso la Prefettura di Crotone, non hanno fornito elementi di rilievo sulle tormentate vicende ambientali. Sembra una sola la certezza: "La 'ndrangheta non sarebbe interessata ai rifiuti". Facciamo finta di crederci!

La ‘ndrangheta non sarebbe interessata, almeno in maniera organica, al business dei rifiuti. Secondo Gaetano Pecorella, presidente della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, dalle notizie raccolte nelle audizioni, presso la Prefettura di Crotone, non sarebbero emersi elementi tali da far pensare che le famiglie della ‘ndrangheta calabrese siano interessate in modo organico ed organizzato al riciclaggio di rifiuti.

In modo casuale forse si, ma in maniera permanente ed organica no. Insomma, in Calabria la ‘ndrangheta, cha fa affari forse anche sulle figurine del calcio, non è interessata ai rifiuti. Le audizioni della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, della quale sono presenti a Crotone, oltre a Pecorella, anche Bianchi, Bratti e Mazzucconi, stanno andando avanti a gran ritmo, presso la Prefettura di Crotone.

Ma dalla conferenza stampa di questa mattina escono soprattutto molte domande e poche risposte. Certo, si tratta di una Commissione d’inchiesta e non di un Tribunale, ma dovrebbero comunque emergere notizie e, se possibile, anche risposte.

Invece, ci sono ancora mille dubbi. Intanto, sull’affidabilità o meno del pentito Francesco Fonti, sull’affondamento delle navi dei veleni. Pecorella ha detto che, mentre Fonti è ritenuto attendibile per tante altre questioni che riguardano procedimenti seri di ‘ndrangheta, non si può dire la stessa cosa, sulla questione “navi dei veleni”. «Avete visto tutti come è andata a finire la questione di Cetraro – ha detto il presidente della Commissione – solo con una cattiva pubblicità per quella zona e, come da noi accertato, con una nave affondata nel 1917».

Pecorella però non dice che ci sono ancora molti dubbi su quella nave e sul fatto che si tratti o meno della “Catania”. Sono stati ascoltati anche altre due pentiti ma, sempre secondo Pecorella, con risultati di scarsissima rilevanza.

Ma allora, chi vuole che la Calabria venga descritta come una polveriera ambientale? O lo è davvero? Già, perché poi, invece, vengono secretati gli atti delle audizioni del presidente, Loiero, e dell’assessore regionale, Greco, proprio sulla questione navi. Salvo poi che Pecorella, in conferenza stampa, dica che l’assessore Greco ha segnalato la presenza di una nave dei veleni nel golfo di Lamezia Terme. Ma gli atti non erano secretati? E queste navi esistono oppure no? E l’intercettazioni, tra due boss della ‘ndrangheta, che parlano di affondare navi con carichi tossici chi l’ha confezionata? È vera o no? Anche su Lamezia occorrerà fare chiarezza e luce.

Poi, Pecorella parla di incongruenze tra quanto affermano i rappresentati delle forze dell’ordine e quanto dicono i magistrati, proprio in merito all’interessamento della ‘ndrangheta ai rifiuti. Nel senso che, secondo le forze dell’ordine, per quanto detto da Pecorella, non esistono indizi che facciano pensare ad un interessamento delle famiglie di ‘ndrangheta al ciclo dei rifiuti; invece, secondo i magistrati, sulla questione ci sono indagini in corso. Poi, c’è la questione Crotone, forse la più delicata e spinosa, ma che per molti sembra la più banale. Specie per il ministro Prestigiacomo, che ha dimostrato interesse vicino allo zero per le questioni ambientali di Crotone. Operazione Balck Mountains a parte (l’uso di scorie tossiche non trattate per costruire scuole, case e strade), per la quale tra l’altro, il pm Bruni ha appena chiesto il giudizio per 46 persone, c’è tutta la vicenda della bonifica dell’ex area industriale. Fermiamoci però un attimo su quanto detto da Pecorella sulle responsabilità.

Secondo il presidente della Commissione, “in passato ci sono state carenze della magistratura, sull’inchiesta Pertusola, e responsabilità gravi degli enti preposti alla tutela della salute degli operai delle fabbriche e dei crotonesi”.

Insomma, l’Asl di Crotone e gli altri enti citati cosa hanno fatto in tutti questi anni per la salute dei crotonesi? Bella domanda, peccato la risposta non possa essere altrettanto bella. Qualcuno ha dormito o peggio. Ed ora? Si contano i morti e si raccolgono le cartelle cliniche per sapere cosa è successo ad operai e cittadini crotonesi in 70 anni di industria chimica pesante. E per alcuni reati addirittura si rischia la prescrizione, perché l’inchiesta è del 1998 e i reati decorrono a partire dal 1994. Grazie al Procuratore Mazzotta e al sostituto Bruni è stato possibile accendere i fari su questa vicenda. Una vicenda nella quale più si va a fondo e più si sente odore di marcio. Terribile odore di marcio che fa il paio con l’odore dei cadaveri di operai e cittadini crotonesi crepati di tumore.

E la bonifica? Altro capitolo dolente. Parole, parole, parole, ma ancora di bonifica a Crotone non se ne vede. E arsenico e piombo continuano a finire in mare e a depositarsi, divenendo così cibo per i pesci. Gli stessi che compriamo a caro prezzo e serviamo sulle nostre tavole? Forse si. La Commissione ha effettuato anche un sopralluogo, nell’area da bonificare. E per capire cosa c’è, bastava guardare le facce dei parlamentari quando ne parlavano. Ma ancora ci si chiede chi e come deve bonificare, “e le stelle stanno a guardare”.

Poi, c’è un’altra sconcertante vicenda. Ottomila (ma molti dicono di più) tonnellate di amianto scomparse dalle ex fabbriche crotonesi e che, non si sa dove siano andate a finire e come siano state smaltite. Ma se in Calabria foglia senza vento non si muove, e se è vero che la ‘ndrangheta controlla tutto il territorio, è possibile che tonnellate e tonnellate di amianto spariscano così, d’amblé? E allora la ‘ndrangheta è interessata o no allo smaltimento dei rifiuti? In genere le mafie si muovono dove c’è il massimo del profitto col minimo (o zero) rischio. È questo il caso?

Mi sa che, in Calabria, oltre ai veleni delle navi, delle ex fabbriche di quelle sotterrate dalla ‘ndrangheta, occorre aggiungere le tonnellate di bile che vengono prodotte dai fegati dei calabresi onesti. Se non è veleno questo!   


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