Ancora pochi giorni per visitare presso il Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia la mostra Vedere l’altro, Vedere la Shoah a cura di Cesira Bellucci, Isabella Calidonna, Alessandra Carelli, Alberto Dattilo, Alice Gaudioso, Giusi Meister ed Emanuele Nasso, inaugurata in occasione della ricorrenza della Giornata della Memoria e parte di una rassegna importante avviata dal Professore Paolo Coen docente dell’Università della Calabria.
Quest’anno è la fotografia il mezzo scelto per dare voce all’immaginario collettivo, per raccontarci l’altro e la Shoah.
Le fotografie in mostra, 16 in tutto, spaziano per tecnica e modalità interpretative. Ognuna cela un mondo e un modo di vedere l’altro. Punti di vista assolutamente differenti con sensibilità diverse, racconti intimi, immagini decise, squarci di vita vissuta e di quotidianità.
Un tema trattato con forte personalità dai partecipanti. Le variabili sono tante, dall’Amore altrove di Jessica Adamo al dittico Fermati di Laura Brazzo.
Dalla Follia di Vincenzo Covelli alla foto di vincitrice di Raffaella Midiri,
Stolpersteine. Fermati, per non dimenticare. Una foto che rimanda immediatamente al lavoro di Gunter Deming. A quelle famose pietre di inciampo in ottone poste davanti le abitazioni, e in memoria, dei deportati nei campi di sterminio nazista.
L’alterità insomma assume diverse vesti, quelle storiche e attuali, quelle discusse e quelle accettate.
Ma c’è un minimo comune denominatore in questa rassegna, un unico sottile filo che lega ogni immagine, seppur diverse tra loro, ed è la tolleranza come sinonimo uguaglianza.
Vedere l’altro, vedere la Shoah. Una mostra per gli altri
Ancora pochi giorni per visitare presso il Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia la mostra Vedere l’altro, Vedere la Shoah a cura di Cesira Bellucci, Isabella Calidonna, Alessandra Carelli, Alberto Dattilo, Alice Gaudioso, Giusi Meister ed Emanuele Nasso, inaugurata in occasione della ricorrenza della Giornata della Memoria e parte di una rassegna importante avviata dal Professore Paolo Coen docente dell’Università della Calabria.
Quest’anno è la fotografia il mezzo scelto per dare voce all’immaginario collettivo, per raccontarci l’altro e la Shoah.
Le fotografie in mostra, 16 in tutto, spaziano per tecnica e modalità interpretative. Ognuna cela un mondo e un modo di vedere l’altro. Punti di vista assolutamente differenti con sensibilità diverse, racconti intimi, immagini decise, squarci di vita vissuta e di quotidianità.
Un tema trattato con forte personalità dai partecipanti. Le variabili sono tante, dall’Amore altrove di Jessica Adamo al dittico Fermati di Laura Brazzo.
Dalla Follia di Vincenzo Covelli alla foto di vincitrice di Raffaella Midiri,
Stolpersteine. Fermati, per non dimenticare. Una foto che rimanda immediatamente al lavoro di Gunter Deming. A quelle famose pietre di inciampo in ottone poste davanti le abitazioni, e in memoria, dei deportati nei campi di sterminio nazista.
L’alterità insomma assume diverse vesti, quelle storiche e attuali, quelle discusse e quelle accettate.
Ma c’è un minimo comune denominatore in questa rassegna, un unico sottile filo che lega ogni immagine, seppur diverse tra loro, ed è la tolleranza come sinonimo uguaglianza.
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