Una piccola vicenda che da l’esatta misura di quanto sia difficile portare avanti qualsiasi cosa. Laddove la decadenza dei rapporti umani lascia spazio ad invidie, malumori, screzi, malignità. Questo è quello che accade in città proprio laddove ti aspetti apertura, cultura, e solidarietà
Panoramica di Catanzaro
Esattamente sette giorni fa, verso le 10 del mattino, ricevo un sms da Giuseppe Morelli aka Docta P. Si lamentava del fatto che qualcuno stava in qualche modo duplicando il suo “Sundey roots”, programma musicale, in onda ogni domenica alle 21, su Radio popolare catanzaro. Ricollego subito.
Lo rassicuro rispondendo che proprio la sera precedente, dopo un’attenta valutazione fatta insieme a Saverio Rosi, mio stretto collaboratore, avevo ritenuto opportuno lasciare ai ragazzi di Catanzion il giusto spazio sul palinsesto per realizzare Free yard, un programma musicale dedicato alle crew locali, in onda ogni venerdì alle 17 e 30, ma non dare il via alla messa in onda di Untold stories, programma musicale incentrato sulle origini del reggae.
Questa decisione, tuttavia, non bocciava l’idea, anzi… intendeva semplicemente valutare insieme ai diretti interessati su come posizionare questo programma all’interno del palinsesto evitando così sovrapposizioni e dissidi interni. Avevo già una serie di idee in merito, una delle quali intendeva proporre una collaborazione tra Docta P e Catanzion proprio per la produzione di questo format. Quella mattina, tra l’altro, non godevo di ottima salute, tosse e brividi di febbre attraversavano il mio corpo ma nonostante tutto decido di occuparmi di questo piccolo caso all’apparenza di semplice risoluzione.
Così invio un sms ad Alberto Ruggiero aka roots spiegando che Untold stories quel giorno non sarebbe andato in onda per le ragioni sopra dette. Per me la vicenda si chiudeva lì, ritenendo di collaborare con persone ragionevoli e rispettose del ruolo altrui. Evidentemente sbagliavo.
Seguiva uno scambio di sms e/o telefonate tra Docta P e roots di cui ignoro i contenuti ma posso immaginare… Morelli poco dopo mi ricontatta via sms spiegandomi che Alberto l’ha presa malissimo e che quindi non se la sente di continuare con il suo “Sundey roots”. Mi sembra di sognare ma non è così, purtroppo. Dinamiche a me estranee mi investono. Senso di repulsione e fastidio sono le prime reazioni. Catanzaro mi soffoca. Cerco di mantenere la calma. Vado in radio, inizio la mia giornata sperando in una ricomposizione naturale delle cose. Nulla di tutto ciò anzi, precipita…
Nel pomeriggio, verso le 16 e 30, arriva Alberto, insieme a Giuseppe Ranieri aka dopone. Mi saluta, mi chiede di mandare in onda il suo programma a cui lavora da 15 giorni e che ha pubblicizzato con tanto di locandina sui social network. Ribadisco che non è possibile. Il mio sms era stato chiaro. Poche battute, la conversazione assume toni poco sereni, decide così di andar via arrabbiato lasciandomi con frasi poco cordiali. Poco dopo decido addirittura di mandarla in onda alle 21 per stemperare gli animi, ma più tardi apprendo da un giovane giunto in radio per prelevare il file del programma che sarebbe stato inutile, visto che quella sera erano tutti in un bar per un aperitivo. Vabbè…
Da quel momento decido di lasciar perdere e mi dedico al mio lavoro. Passa la notte. E’ sabato. Mi chiama un amico: non sei tu il direttore di radio popolare catanzaro? Certo – rispondo – . Leggi un po’ questo stato su facebook.
Leggo: “in seguito a una poca chiarezza da parte del direttore di radio popolare(??) catanzaro riguardo la non messa in onda della trasmissione untold stories , katanzion ci tiene a comunicare che sia quest’ultima che free yard non saranno più nel palinsesto radiofonico ma saranno reperibili su un canale specifico youtube al quale potrete accedere dai gruppi facebook con i nomi delle due trasmissioni (Untold Stories FREE YARD)!!un piccolo stop per ripartire meglio di prima….muzik neva stop…katanzion e decia’anni sempa cca stessa faccia e cazzu!!!fuck badminds!!”.
Rimango allibito. Decido tuttavia di non rispondere. Voglio evitare qualsiasi polemica sui social network, eventuali tifosi, commenti, urla, verità, mezze verità, e così via. Registro tutto e cerco di riflettere. A distanza di una settimana tuttavia tengo a precisare alcune cose. Pubblicare una cosa del genere su facebook in questi termini è scorretto e offensivo nei miei confronti. Tuttavia, nel merito, non vedo nulla di poco chiaro nel mio comportamento. Mi è sembrato di essere stato fin troppo chiaro. Non mi sembra di condividere gli oneri di questa impresa con altri.
Il sottoscritto fa il giornalista da anni, è regolarmente iscritto all’albo, riveste la duplice veste di editore e direttore responsabile sia di radio popolare catanzaro che di terramara.it. Ha investito di tasca propria per realizzare un progetto ambizioso assumendosi rischi e responsabilità. L’ultima parola spetta a me. Quindi, non vedo cosa ci sia di poco chiaro in questa vicenda. Ma ciò non toglie che radio popolare catanzaro sia un luogo aperto a tutti, di confronto, di scambio di idee, di progettualità e aspirazioni, di relazione e solidarietà, senza punti interrogativi (??).
Ho aperto le porte a tutti, nessuno escluso: anche ai più scettici, a chi non ha mai creduto in questo progetto, a chi ha remato contro fin dall’inizio, a chi si è presentato dopo aver atteso invano la mia debacle. Nel segno dell’apertura massima, a 360 gradi. Ma ci sono delle regole ben precise che prescindono da tutto. E vanno rispettate. La buona educazione, il rispetto, il garbo.
Ai ragazzi di Catanzion ho lascito finanche le chiavi dello studio, dimostrando massima fiducia e disponibilità infinita. Ma tutto ciò evidentemente non è servito a nulla.
A Docta P rivolgo un grazie per quello che ha fatto in questi mesi, visto che ha deciso di sospendere la sua trasmissione per motivi personali, ma non rimpiango affatto la sua presenza in radio. Se avesse voluto avrebbe potuto mediare, dialogare, contribuire a trovare una soluzione con i ragazzi di Catanzion, invece si è limitato a gettare benzina sul fuoco per poi andar via. Le prime donne non servono a nessuno, soprattutto qui. Nulla di positivo, nulla di profondo.
Al caro Manù, che non gode ancora della propria libertà (purtroppo) dico solo che mi sarei aspettato un suo intervento maturo e ragionevole in questa vicenda, ma evidentemente le mie recenti parole di stima e di affetto (sentite e sincere) nei suoi confronti non hanno fatto né piacere né hanno lasciato un segno tangibile nella sua coscienza. Ahimè…
Un grazie sincero lo rivolgo invece a chi crede nella radio, in una voce libera e indipendente, a chi capisce l’importanza di continuare a lavorare per migliorare la nostra città. A chi si è assunto l’impegno di fare un programma o una trasmissione, a chi collabora senza pretendere nulla. Devo dire grazie a loro. A chi entra in punta di piedi rispettando il ruolo altrui. A chi collabora senza creare problemi o magari cercando di trovare la soluzione migliore per andare avanti, per sognare una società diversa, distante da certe beghe di condominio, da certi malumori interni, da certo modo di fare impulsivo e privo di orizzonti, tipico di questa città di provincia. Dio solo sa quanto è difficile andare avanti, quanto costa giornalmente aprire e chiudere, quanta forza ci vuole per non lasciarsi andare.
Antonio Argentieri Piuma (direttore responsabile)
Una bieca storia di provincia…
Una piccola vicenda che da l’esatta misura di quanto sia difficile portare avanti qualsiasi cosa. Laddove la decadenza dei rapporti umani lascia spazio ad invidie, malumori, screzi, malignità. Questo è quello che accade in città proprio laddove ti aspetti apertura, cultura, e solidarietà
Panoramica di Catanzaro
Esattamente sette giorni fa, verso le 10 del mattino, ricevo un sms da Giuseppe Morelli aka Docta P. Si lamentava del fatto che qualcuno stava in qualche modo duplicando il suo “Sundey roots”, programma musicale, in onda ogni domenica alle 21, su Radio popolare catanzaro. Ricollego subito.
Lo rassicuro rispondendo che proprio la sera precedente, dopo un’attenta valutazione fatta insieme a Saverio Rosi, mio stretto collaboratore, avevo ritenuto opportuno lasciare ai ragazzi di Catanzion il giusto spazio sul palinsesto per realizzare Free yard, un programma musicale dedicato alle crew locali, in onda ogni venerdì alle 17 e 30, ma non dare il via alla messa in onda di Untold stories, programma musicale incentrato sulle origini del reggae.
Questa decisione, tuttavia, non bocciava l’idea, anzi… intendeva semplicemente valutare insieme ai diretti interessati su come posizionare questo programma all’interno del palinsesto evitando così sovrapposizioni e dissidi interni. Avevo già una serie di idee in merito, una delle quali intendeva proporre una collaborazione tra Docta P e Catanzion proprio per la produzione di questo format. Quella mattina, tra l’altro, non godevo di ottima salute, tosse e brividi di febbre attraversavano il mio corpo ma nonostante tutto decido di occuparmi di questo piccolo caso all’apparenza di semplice risoluzione.
Così invio un sms ad Alberto Ruggiero aka roots spiegando che Untold stories quel giorno non sarebbe andato in onda per le ragioni sopra dette. Per me la vicenda si chiudeva lì, ritenendo di collaborare con persone ragionevoli e rispettose del ruolo altrui. Evidentemente sbagliavo.
Seguiva uno scambio di sms e/o telefonate tra Docta P e roots di cui ignoro i contenuti ma posso immaginare… Morelli poco dopo mi ricontatta via sms spiegandomi che Alberto l’ha presa malissimo e che quindi non se la sente di continuare con il suo “Sundey roots”. Mi sembra di sognare ma non è così, purtroppo. Dinamiche a me estranee mi investono. Senso di repulsione e fastidio sono le prime reazioni. Catanzaro mi soffoca. Cerco di mantenere la calma. Vado in radio, inizio la mia giornata sperando in una ricomposizione naturale delle cose. Nulla di tutto ciò anzi, precipita…
Nel pomeriggio, verso le 16 e 30, arriva Alberto, insieme a Giuseppe Ranieri aka dopone. Mi saluta, mi chiede di mandare in onda il suo programma a cui lavora da 15 giorni e che ha pubblicizzato con tanto di locandina sui social network. Ribadisco che non è possibile. Il mio sms era stato chiaro. Poche battute, la conversazione assume toni poco sereni, decide così di andar via arrabbiato lasciandomi con frasi poco cordiali. Poco dopo decido addirittura di mandarla in onda alle 21 per stemperare gli animi, ma più tardi apprendo da un giovane giunto in radio per prelevare il file del programma che sarebbe stato inutile, visto che quella sera erano tutti in un bar per un aperitivo. Vabbè…
Da quel momento decido di lasciar perdere e mi dedico al mio lavoro. Passa la notte. E’ sabato. Mi chiama un amico: non sei tu il direttore di radio popolare catanzaro? Certo – rispondo – . Leggi un po’ questo stato su facebook.
Leggo: “in seguito a una poca chiarezza da parte del direttore di radio popolare(??) catanzaro riguardo la non messa in onda della trasmissione untold stories , katanzion ci tiene a comunicare che sia quest’ultima che free yard non saranno più nel palinsesto radiofonico ma saranno reperibili su un canale specifico youtube al quale potrete accedere dai gruppi facebook con i nomi delle due trasmissioni (Untold Stories FREE YARD)!!un piccolo stop per ripartire meglio di prima….muzik neva stop…katanzion e decia’anni sempa cca stessa faccia e cazzu!!!fuck badminds!!”.
Rimango allibito. Decido tuttavia di non rispondere. Voglio evitare qualsiasi polemica sui social network, eventuali tifosi, commenti, urla, verità, mezze verità, e così via. Registro tutto e cerco di riflettere. A distanza di una settimana tuttavia tengo a precisare alcune cose. Pubblicare una cosa del genere su facebook in questi termini è scorretto e offensivo nei miei confronti. Tuttavia, nel merito, non vedo nulla di poco chiaro nel mio comportamento. Mi è sembrato di essere stato fin troppo chiaro. Non mi sembra di condividere gli oneri di questa impresa con altri.
Il sottoscritto fa il giornalista da anni, è regolarmente iscritto all’albo, riveste la duplice veste di editore e direttore responsabile sia di radio popolare catanzaro che di terramara.it. Ha investito di tasca propria per realizzare un progetto ambizioso assumendosi rischi e responsabilità. L’ultima parola spetta a me. Quindi, non vedo cosa ci sia di poco chiaro in questa vicenda. Ma ciò non toglie che radio popolare catanzaro sia un luogo aperto a tutti, di confronto, di scambio di idee, di progettualità e aspirazioni, di relazione e solidarietà, senza punti interrogativi (??).
Ho aperto le porte a tutti, nessuno escluso: anche ai più scettici, a chi non ha mai creduto in questo progetto, a chi ha remato contro fin dall’inizio, a chi si è presentato dopo aver atteso invano la mia debacle. Nel segno dell’apertura massima, a 360 gradi. Ma ci sono delle regole ben precise che prescindono da tutto. E vanno rispettate. La buona educazione, il rispetto, il garbo.
Ai ragazzi di Catanzion ho lascito finanche le chiavi dello studio, dimostrando massima fiducia e disponibilità infinita. Ma tutto ciò evidentemente non è servito a nulla.
A Docta P rivolgo un grazie per quello che ha fatto in questi mesi, visto che ha deciso di sospendere la sua trasmissione per motivi personali, ma non rimpiango affatto la sua presenza in radio. Se avesse voluto avrebbe potuto mediare, dialogare, contribuire a trovare una soluzione con i ragazzi di Catanzion, invece si è limitato a gettare benzina sul fuoco per poi andar via. Le prime donne non servono a nessuno, soprattutto qui. Nulla di positivo, nulla di profondo.
Al caro Manù, che non gode ancora della propria libertà (purtroppo) dico solo che mi sarei aspettato un suo intervento maturo e ragionevole in questa vicenda, ma evidentemente le mie recenti parole di stima e di affetto (sentite e sincere) nei suoi confronti non hanno fatto né piacere né hanno lasciato un segno tangibile nella sua coscienza. Ahimè…
Un grazie sincero lo rivolgo invece a chi crede nella radio, in una voce libera e indipendente, a chi capisce l’importanza di continuare a lavorare per migliorare la nostra città. A chi si è assunto l’impegno di fare un programma o una trasmissione, a chi collabora senza pretendere nulla. Devo dire grazie a loro. A chi entra in punta di piedi rispettando il ruolo altrui. A chi collabora senza creare problemi o magari cercando di trovare la soluzione migliore per andare avanti, per sognare una società diversa, distante da certe beghe di condominio, da certi malumori interni, da certo modo di fare impulsivo e privo di orizzonti, tipico di questa città di provincia. Dio solo sa quanto è difficile andare avanti, quanto costa giornalmente aprire e chiudere, quanta forza ci vuole per non lasciarsi andare.
Antonio Argentieri Piuma (direttore responsabile)
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