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Sulle vie del Maghreb, tra cous cous e the alla menta

Sulle vie del Maghreb, tra cous cous e the alla menta

CATANZARO. Presentata al Caffè delle Arti la mostra, “Movimento e/è cambiamento 2008/2010 – Un percorso fotografico dal Marocco,” di Luisa Bianco. Quarantasei scatti che racchiudono i suoi ultimi due anni di viaggi. Un interessante contributo d’indagine e di riflessione sui processi e – migratori che caratterizzano da secoli quell'area geografica

I suoni sono quelli coinvolgenti della musica maghrebina. I profumi quelli del tè alla menta e del cous cous. Fanno da cornice all’aperitivo marocchino che, al caffè della Arti di Catanzaro, precede la presentazione della mostra fotografica di Luisa Bianco. Un angolo di Marocco nel capoluogo calabrese, scandito da quarantasei di scatti, suddivisi in quattro sezioni: Movimento, Cambiamento, Ricchezza e Direzioni. Ogni sezione è accompagnata da ampie didascalie che integrano, il valore espositivo della manifestazione fornendo importanti spunti di riflessione riguardo i processi di mobilità che da secoli caratterizzano la popolazione marocchina. La Bianco, infatti, dottoranda di ricerca in Storia contemporanea, presso l’Università La Sapienza, è attualmente impegnata in attività di ricerca relative alle dinamiche connesse ai processi e-migratori in Marocco. 

Dal 1960 al 2008, la popolazione marocchina è aumentata di più di 22 milioni di unità. Nell’arco di cinquant’anni – si legge nelle didascalie – in nome della crescita economica e delle esigenze dei mercati internazionali, si sono venuti a creare squilibri socio‐spaziali che hanno riguardato e colpiscono tuttora, fasce sempre più ampie di popolazione. 

Ne sono testimonianza le foto della sezione “Cambiamento” dove si può notare come nell’arco di un breve periodo che va dal 2008 al 2010, il paesaggio sia radicalmente mutato in nome di uno “sviluppo” economico che troppo spesso non tiene conto delle dinamiche ambientali.

Il Marocco ha una lunga storia di mobilità interna e i suoi contatti con Paesi stranieri caratterizzano da secoli la storia di questo Paese. Tuttavia è solo a partire dal periodo coloniale che i movimenti migratori verso l’Europa diventano più consistenti numericamente e si iniziano a delineare i principali Paesi europei di destinazione.

Alla base della necessità di emigrare la Bianco individua delle motivazioni che fanno riferimento a due elementi principali: l’ambiente, soggetto a lunghi periodi di siccità; la società che vede la povertà e l’analfabetismo affliggere la popolazione. Oggi , tuttavia, come si evince dalle didascalie, si emigra anche perché “chi parte ha diritto a tutti gli onori, acquista il diritto alla parola e il prestigio sugli altri, tutti lo invitano, soprattutto se in compagnia di italiani, e gli chiedono consigli”. “Chi riesce a emigrare e a tornare periodicamente in Marocco – fa notare la dottoranda catanzarese gode di uno status sociale presso la comunità d’origine al quale aspirano sempre più le fasce giovani della popolazione. Il processo migratorio, ha ormai attivato delle dinamiche sociali che hanno modificato i valori tradizionali e vedono sempre più centrale il ruolo della capacità economica del singolo. Costui, tornato nel luogo d’origine per brevi periodi, spende cifre sproporzionate ai guadagni ottenuti, nascondendo le difficoltà e i sacrifici fatti”. 

Ampio spazio della mostra è stato riservato alla Giornata della Terra. Nel 2010, infatti, Rabat è stata scelta, insieme ad altre sei capitali (Washington DC, New York, Buenos Aires, Tokyo e Kolkata), per celebrare il quarantesimo anniversario della Giornata della Terra. Durante la settimana di celebrazioni è stata promossa la Carta Nazionale per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile. La Carta indica le linee guida per la stesura delle leggi e l’elaborazione delle politiche di tutela ambientale in Marocco. L’impegno del Marocco si traduce per ora in un imponente investimento nell’energia solare (9 miliardi di dollari stanziati per finanziare progetti nel Sahara e ridurre le emissioni di Co2 di 3,7 milioni di tonnellate l’anno) e nella conversione, entro il 2020, in fonti rinnovabili del 42 % dell’attuale impiego energetico. La Carta esprime la necessità che progetti sociali e prospettive economiche debbano imprescindibilmente essere concepiti in armonia con l’ambiente che li rende possibili e su tutti i livelli d’azione.


Giornalista Pubblicista. Dottore magistrale in Comunicazione Multimediale all'Università degli studi di Perugia. Ha lavorato per due televisioni calabresi, 7Gold Calabria e Telespazio Calabria e per il quotidiano "Il Domani della Calabria". Da Aprile 2010 collabora con il blog journal Terramara.it

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