CATANZARO – Il popolo di Scalzo si è svegliato di colpo. La politica da queste parti si fa con la ragione, è una questione di numeri, non di aspirazioni collettive. Tuttavia, i giovani nordafricani hanno dimostrato che anche il più feroce e corrotto dei regimi può essere abbattuto. Perchè la democrazia va desiderata ma soprattutto conquistata.
Che Michele Traversa vincesse non c’erano dubbi ma che la maggioranza riuscisse ad ottenere ben 26 consiglieri su 32, contro 6 dell’opposizione non se l’aspettava proprio nessuno. Merito del centrodestra? Sicuramente, demerito del centrosinistra? Certamente.
Troppo ingenua ed inesperta la coalizione capeggiata dal giovane Scalzo e troppo deboli i nomi delle liste. Così, ha avuto campo libero la corazzata messa in campo dall’onorevole del Pdl che questa volta si è proprio superato. Unica consolazione – ma veramente inutile – per la combriccola di Scalzo, quella di aver fatto registrare un buon risultato come preferenze individuali: circa il 33 per cento. Ma il sorriso è di quelli amari.
Festa grande nel centrodestra: auguri, baci, abbracci, promesse, sogni nel cassetto. Da qualche giorno, palazzo di Vetro si fregia di un grande Tricolore che copre parte della facciata principale, quasi a voler rimarcare la virilità del vincitore e il suo credo nazional-popolare. D’altra parte, la città ormai è nelle mani di Michele Traversa, Mimmo Tallini, Wanda Ferro, Piero Aiello. Loro sono i big del momento e il potere ha un colore solo, il nero, che poi tanto nero non è, ma lo ricorda molto, vista la storia politica dei personaggi, eccezion fatta per l’ultimo della lista molto vicino allo scudo crociato.
Mentre, il primo della lista si conferma il “boss”, l’unico capace di raccogliere quasi mille e 800 consensi staccando di gran lunga gli altri candidati, quasi a voler dire: comando io. Nel giro di pochi anni, dunque, Regione, Provincia e Comune sono andati al Pdl. Sorge un dubbio: può garantire l’agibilità democratica un Consiglio comunale praticamente privato di un’opposizione numericamente sufficiente? La risposta è no. Anche perché si tratta di un’opposizione composta sostanzialmente da cinque elementi visto che Lorenzo Costa sembra avere da tempo lo sguardo rivolto a destra: lo dimostra il fatto che le schede riportanti il suo nome si accompagnavano a quello del sindaco Traversa. Una pratica molto più in uso dall’altra parte ma che tuttavia ha finito per arricchire i listini del centrodestra garantendo al buon Michele la maggioranza schiacciante sui seggi.
In sostanza, il voto disgiunto da una parte ha favorito “Scalzo sindaco” regalandogli una soddisfazione personale ma dall’altra ha fortemente indebolito le sue liste. Una nota incoraggiante va attribuita a Sinistra e libertà che ha fatto registrare un buon 3,08 per cento confermando il consigliere uscente Eugenio Occhini che ha superato per una manciata di voti il giovanissimo Giglio e l’agguerrito Pisano.
Mentre, nel Pd, L’unico eletto è stato Lorenzo Costa che ha battuto il sorprendente Capellupo, con ben 430 voti. Accanto a lui, i due alfieri della lista Ciconte che ora premono sul partito di Bersani. Fin qui, i numeri. Ora, comincia il bello. Tra qualche tempo la Giunta prenderà posto in Aula rossa rivelando i nomi della sua squadra. Decisive le indicazioni di Tallini e Aiello, entrambi assessori regionali. Dal canto suo, Traversa, impegnato a Montecitorio per evitare la caduta di un governo in grande affanno avrà meno tempo a disposizione. Il ballottaggio di Milano darà ulteriori indicazioni sul futuro di Berlusconi e Bossi e su quello dei partiti di governo.
Intanto, in città si parla già di scale mobili, squadra di calcio (spuntano le solite cordate a sostengo di chissà quale progetto), piani turistici, porto, metropolitana, nuove idee per i giovani, stadio riconstruito, facoltà in centro per sopperire allo spopolamento del capoluogo, riapertura al traffico di Corso Mazzini. Vedremo.
Ma c’è anche chi teme una nuova ondata di cementificazione selvaggia sulla zona sud della città conseguenza di un abbraccio mortale tra politica e costruttori. Una nota su tutto: di voto libero non se ne può proprio parlare, così come di scrutinio limpido. Basti pensare ai reiterati condizionamenti dei datori di lavoro sui propri dipendenti, alla capacità di spostare fette di elettorato a secondo degli interessi in ballo, e non ultimo, alla novità rappresentata da alcuni volti nuovi che ora si ritrovano a palazzo De Nobili, ma solo perché sono saliti sul carro dell’uomo giusto. Nulla al caso! Questa è la realtà catanzarese: clientelare e corrotta, poco incline al cambiamento reale, propensa al nepotismo, all’affiliazione, al lobbismo.
La notte del 16 maggio le porte di numerose sezioni sono rimaste chiuse a più riprese. In uno stato di diritto ciò è inammissibile.
Le stesse famiglie che hanno disegnato, in questi anni, la città secondo i propri interessi continuano a dettare i tempi della politica e del suo agire. Qualche tempo fa si discuteva sulla necessità di un cambio generazionale a palazzo De Nobili ma il vero cambiamento sta nella rivoluzione del pensiero, non nella data di nascita. Molte facce nuove sanno già di vecchio e questo non rappresenta alcuna discontinuità col passato.
E’ vero, l’entrata sulla scena di Salvatore Scalzo ha portato una ventata di entusiasmo inaspettata che ha rinvigorito soprattutto i più giovani ma va ricordato che la sua candidatura è nata da una sinistra a pezzi e da un duplice rifiuto che gli ha spianato la strada verso il patibolo. Ma gli fa onore. Certo, la sua elezione a sindaco avrebbe portato una vera rivoluzione a palazzo De Nobili sconvolgendo i piani di un gruppo di potere consolidato che avrebbe dovuto fare i conti con un volto assolutamente estraneo alle logiche locali.
Sarebbe stata una grande vittoria!
Ma così non è andata e le amministrative 2011 hanno dimostrato ben altro. Il popolo di Scalzo si è svegliato di colpo. Della serie: la politica non si fa con il col cuore e con le belle parole. La politica da queste parti si fa con la ragione, è una questione di numeri, potere, di intrecci e affari che la gente comune non può e non deve cogliere. La politica, qui, più che in un altro luogo, è un vile strumento per interessi personali, carriere costruite a tavolino, finanziamenti gestiti a porte chiuse, fantocci per tutte le stagioni, camaleonti senza coerenza e valore morale, uomini di plastica riciclati.
Questo insegna Catanzaro.
E le generazioni contemporanee e future devono trovare la forza di ribellarsi. Non c’è bisogno di guardare chissà dove. Da qualche tempo è il sud del mondo che da lezioni di fierezza e dignità. Saranno proprio gli operai sfruttati fino al midollo e poi licenziati, i precari stabili dei call-center, i lavoratori a progetto senza futuro, gli schiavi dell’informazione, i disoccupati arresi, i giovani rivoluzionari per natura e coloro i quali desiderano un mondo diverso, equo, fatto di alternative, opportunità, orizzonti lunghi a ribellarsi a questo stato di cose, ad alzare il capo, a creare reti di discussione, luoghi di confronto, dibattiti, ad agitare vertenze, a rivendicare diritti. I giovani nordafricani hanno dimostrato che anche il più feroce e corrotto dei regimi può essere abbattuto. Perchè la democrazia va desiderata, voluta e soprattutto conquistata.
Sogni, illusioni e doccia fredda finale!
CATANZARO – Il popolo di Scalzo si è svegliato di colpo. La politica da queste parti si fa con la ragione, è una questione di numeri, non di aspirazioni collettive. Tuttavia, i giovani nordafricani hanno dimostrato che anche il più feroce e corrotto dei regimi può essere abbattuto. Perchè la democrazia va desiderata ma soprattutto conquistata.
Che Michele Traversa vincesse non c’erano dubbi ma che la maggioranza riuscisse ad ottenere ben 26 consiglieri su 32, contro 6 dell’opposizione non se l’aspettava proprio nessuno. Merito del centrodestra? Sicuramente, demerito del centrosinistra? Certamente.
Troppo ingenua ed inesperta la coalizione capeggiata dal giovane Scalzo e troppo deboli i nomi delle liste. Così, ha avuto campo libero la corazzata messa in campo dall’onorevole del Pdl che questa volta si è proprio superato. Unica consolazione – ma veramente inutile – per la combriccola di Scalzo, quella di aver fatto registrare un buon risultato come preferenze individuali: circa il 33 per cento. Ma il sorriso è di quelli amari.
Festa grande nel centrodestra: auguri, baci, abbracci, promesse, sogni nel cassetto. Da qualche giorno, palazzo di Vetro si fregia di un grande Tricolore che copre parte della facciata principale, quasi a voler rimarcare la virilità del vincitore e il suo credo nazional-popolare. D’altra parte, la città ormai è nelle mani di Michele Traversa, Mimmo Tallini, Wanda Ferro, Piero Aiello. Loro sono i big del momento e il potere ha un colore solo, il nero, che poi tanto nero non è, ma lo ricorda molto, vista la storia politica dei personaggi, eccezion fatta per l’ultimo della lista molto vicino allo scudo crociato.
Mentre, il primo della lista si conferma il “boss”, l’unico capace di raccogliere quasi mille e 800 consensi staccando di gran lunga gli altri candidati, quasi a voler dire: comando io. Nel giro di pochi anni, dunque, Regione, Provincia e Comune sono andati al Pdl. Sorge un dubbio: può garantire l’agibilità democratica un Consiglio comunale praticamente privato di un’opposizione numericamente sufficiente? La risposta è no. Anche perché si tratta di un’opposizione composta sostanzialmente da cinque elementi visto che Lorenzo Costa sembra avere da tempo lo sguardo rivolto a destra: lo dimostra il fatto che le schede riportanti il suo nome si accompagnavano a quello del sindaco Traversa. Una pratica molto più in uso dall’altra parte ma che tuttavia ha finito per arricchire i listini del centrodestra garantendo al buon Michele la maggioranza schiacciante sui seggi.
In sostanza, il voto disgiunto da una parte ha favorito “Scalzo sindaco” regalandogli una soddisfazione personale ma dall’altra ha fortemente indebolito le sue liste. Una nota incoraggiante va attribuita a Sinistra e libertà che ha fatto registrare un buon 3,08 per cento confermando il consigliere uscente Eugenio Occhini che ha superato per una manciata di voti il giovanissimo Giglio e l’agguerrito Pisano.
Mentre, nel Pd, L’unico eletto è stato Lorenzo Costa che ha battuto il sorprendente Capellupo, con ben 430 voti. Accanto a lui, i due alfieri della lista Ciconte che ora premono sul partito di Bersani. Fin qui, i numeri. Ora, comincia il bello. Tra qualche tempo la Giunta prenderà posto in Aula rossa rivelando i nomi della sua squadra. Decisive le indicazioni di Tallini e Aiello, entrambi assessori regionali. Dal canto suo, Traversa, impegnato a Montecitorio per evitare la caduta di un governo in grande affanno avrà meno tempo a disposizione. Il ballottaggio di Milano darà ulteriori indicazioni sul futuro di Berlusconi e Bossi e su quello dei partiti di governo.
Intanto, in città si parla già di scale mobili, squadra di calcio (spuntano le solite cordate a sostengo di chissà quale progetto), piani turistici, porto, metropolitana, nuove idee per i giovani, stadio riconstruito, facoltà in centro per sopperire allo spopolamento del capoluogo, riapertura al traffico di Corso Mazzini. Vedremo.
Ma c’è anche chi teme una nuova ondata di cementificazione selvaggia sulla zona sud della città conseguenza di un abbraccio mortale tra politica e costruttori. Una nota su tutto: di voto libero non se ne può proprio parlare, così come di scrutinio limpido. Basti pensare ai reiterati condizionamenti dei datori di lavoro sui propri dipendenti, alla capacità di spostare fette di elettorato a secondo degli interessi in ballo, e non ultimo, alla novità rappresentata da alcuni volti nuovi che ora si ritrovano a palazzo De Nobili, ma solo perché sono saliti sul carro dell’uomo giusto. Nulla al caso! Questa è la realtà catanzarese: clientelare e corrotta, poco incline al cambiamento reale, propensa al nepotismo, all’affiliazione, al lobbismo.
La notte del 16 maggio le porte di numerose sezioni sono rimaste chiuse a più riprese. In uno stato di diritto ciò è inammissibile.
Le stesse famiglie che hanno disegnato, in questi anni, la città secondo i propri interessi continuano a dettare i tempi della politica e del suo agire. Qualche tempo fa si discuteva sulla necessità di un cambio generazionale a palazzo De Nobili ma il vero cambiamento sta nella rivoluzione del pensiero, non nella data di nascita. Molte facce nuove sanno già di vecchio e questo non rappresenta alcuna discontinuità col passato.
E’ vero, l’entrata sulla scena di Salvatore Scalzo ha portato una ventata di entusiasmo inaspettata che ha rinvigorito soprattutto i più giovani ma va ricordato che la sua candidatura è nata da una sinistra a pezzi e da un duplice rifiuto che gli ha spianato la strada verso il patibolo. Ma gli fa onore. Certo, la sua elezione a sindaco avrebbe portato una vera rivoluzione a palazzo De Nobili sconvolgendo i piani di un gruppo di potere consolidato che avrebbe dovuto fare i conti con un volto assolutamente estraneo alle logiche locali.
Sarebbe stata una grande vittoria!
Ma così non è andata e le amministrative 2011 hanno dimostrato ben altro. Il popolo di Scalzo si è svegliato di colpo. Della serie: la politica non si fa con il col cuore e con le belle parole. La politica da queste parti si fa con la ragione, è una questione di numeri, potere, di intrecci e affari che la gente comune non può e non deve cogliere. La politica, qui, più che in un altro luogo, è un vile strumento per interessi personali, carriere costruite a tavolino, finanziamenti gestiti a porte chiuse, fantocci per tutte le stagioni, camaleonti senza coerenza e valore morale, uomini di plastica riciclati.
Questo insegna Catanzaro.
E le generazioni contemporanee e future devono trovare la forza di ribellarsi. Non c’è bisogno di guardare chissà dove. Da qualche tempo è il sud del mondo che da lezioni di fierezza e dignità. Saranno proprio gli operai sfruttati fino al midollo e poi licenziati, i precari stabili dei call-center, i lavoratori a progetto senza futuro, gli schiavi dell’informazione, i disoccupati arresi, i giovani rivoluzionari per natura e coloro i quali desiderano un mondo diverso, equo, fatto di alternative, opportunità, orizzonti lunghi a ribellarsi a questo stato di cose, ad alzare il capo, a creare reti di discussione, luoghi di confronto, dibattiti, ad agitare vertenze, a rivendicare diritti. I giovani nordafricani hanno dimostrato che anche il più feroce e corrotto dei regimi può essere abbattuto. Perchè la democrazia va desiderata, voluta e soprattutto conquistata.
NESSUN COMMENTO