A me servirebbero le 700 euro del bonus premiale che la scuola in cui insegno mi vuole dare in applicazione della legge 107 del governo Renzi. Eccome se mi servirebbero! Famiglia monoreddito, la benzina del pendolare da pagare ogni giorno… e meno male che la casa è nostra! Con uno stipendio di circa 1400 euro al mese siamo poco al di sopra della soglia di povertà. Lo dice l’Istat. Se io e la mia famiglia vivessimo da Roma in su, per sopravvivere dovrei consegnarmi all’illegalità.
Eppure, signor Renzi, quei soldi non li voglio. Ma non li restituirò al suo governo. Non mi esalto quando sento parlare di taglio dello stipendio dei parlamentari. Comunque sempre voi li usate quei soldi, se rimangono nelle casse dello Stato o degli enti locali. Voi, i politici, quasi tutti siete convinti che la felicità e il progresso dipendano dalle banche, dalla Borsa, dagli affari, dalla finanza e dalle multinazionali. Voi neoliberisti che state devastando la vita, prosciugando l’acqua, avvelenando la terra e appestando l’aria con la vostra corsa allo sviluppo e al profitto.
Non mi accapiglierò con i miei colleghi per gettarmi su quei soldi, non sbranerò i miei simili né mi lascerò sbranare da loro. Mi raccontano di scuole in cui tutto ciò sta accadendo. La meritocrazia nel sistema d’istruzione pubblica sta finendo di lacerare una classe docente già divisa al suo interno. E non credo si possa pesare come patate la bravura di un insegnante. In ogni caso, ritengo che il suo governo abbia attribuito questo potere, questa facoltà, alle persone sbagliate. Per ogni dirigente scolastico bravo, capace e sensibile, ce n’è almeno un altro inqualificabile. Metà della scuole di questo Paese è affidata a pazzi paranoici, burocrati incapaci, malati di spionaggio, manager privi di etica, tolleranza, elasticità e buon senso, che vorrebbero a tutti i costi “mettere in riga” gli insegnanti costringendoli a soffrire in estenuanti riunioni e adempimenti senza costrutto, pur di dimostrare che loro sì che sono Presidi-Dirigenti con la P e la D maiuscole. PD!
Io ho avuto una fortuna immensa. Lavoro in una scuola diretta da una preside competente, trasparente, democratica nell’agire, rispettosa del nostro lavoro. Non a caso stiamo ottenendo risultati che tante altre scuole se li sognano! Eppure non voglio essere considerato un insegnante di serie A, perché non deve e non può esserci una serie B in cui relegare una parte dei miei colleghi e delle mie colleghe. Il bonus che lei ha escogitato, signor Renzi, è solo l’ultimo mattone del wall dei Pink Floyd. La scuola pubblica era già un’istituzione totale come il carcere e i manicomi. Per effetto delle sue “riforme”, diventerà l’azienda della disperazione e del consenso. La formazione obbligatoria sarà come quella degli ordini professionali: una sterile corsa a raggranellare crediti e ad obliterare il badge, degna del peggior Fantozzi. I profili psicologici che vi apprestate a redigere su di noi, sono gli stessi adoperati per i capetti delle multinazionali che producono vestiti in Cina e nei vasci di Napoli per poi rivenderli a prezzi esorbitanti ai fessacchiotti appassionati di griffe. Il vostro efficientismo fatto di programmazioni trasversali, verticali, extracollaterali, serve solo a dirottare l’energia dei docenti verso modelli aziendalistici recessivi. Sono formule da merchandising coatto, come quelle 500 euro che ci ha regalato l’anno scorso, vincolandole ad acquisti nel supermercato delle giacenze tecnologiche e delle agenzie formative parolaie.
Non li voglio i suoi soldi, signor Renzi. Servono solo a farci dimenticare che da un’eternità il contratto dei docenti è bloccato. Coprono la vergogna di un sistema scolastico che spedisce ancora gli aspiranti insegnanti nel vortice estorsivo dei T.F.A., invece che spingerli a conoscere la società reale, fatta di orfanotrofi-ghetto, centri di presunta accoglienza per piccoli migranti e carceri minorili.
Però non restituirò quei soldi al suo governo. Già una parte cospicua se la riprenderà sotto forma di tasse. Ma il resto lo userò per la riqualificazione dei locali della scuola in cui lavoro, le attività ludico-creative, i materiali didattici per gli alunni e le alunne provenienti da famiglie indigenti. Li userò per l’Altra scuola che possiamo ancora costruire dentro e fuori le istituzioni. Una scuola che non insegni ad avere, sembrare o fare, ma ad ESSERE.
Claudio Dionesalvi
insegnante di Lettere, scuola media
Signor Renzi, non voglio i “suoi” soldi
A me servirebbero le 700 euro del bonus premiale che la scuola in cui insegno mi vuole dare in applicazione della legge 107 del governo Renzi. Eccome se mi servirebbero! Famiglia monoreddito, la benzina del pendolare da pagare ogni giorno… e meno male che la casa è nostra! Con uno stipendio di circa 1400 euro al mese siamo poco al di sopra della soglia di povertà. Lo dice l’Istat. Se io e la mia famiglia vivessimo da Roma in su, per sopravvivere dovrei consegnarmi all’illegalità.
Eppure, signor Renzi, quei soldi non li voglio. Ma non li restituirò al suo governo. Non mi esalto quando sento parlare di taglio dello stipendio dei parlamentari. Comunque sempre voi li usate quei soldi, se rimangono nelle casse dello Stato o degli enti locali. Voi, i politici, quasi tutti siete convinti che la felicità e il progresso dipendano dalle banche, dalla Borsa, dagli affari, dalla finanza e dalle multinazionali. Voi neoliberisti che state devastando la vita, prosciugando l’acqua, avvelenando la terra e appestando l’aria con la vostra corsa allo sviluppo e al profitto.
Non mi accapiglierò con i miei colleghi per gettarmi su quei soldi, non sbranerò i miei simili né mi lascerò sbranare da loro. Mi raccontano di scuole in cui tutto ciò sta accadendo. La meritocrazia nel sistema d’istruzione pubblica sta finendo di lacerare una classe docente già divisa al suo interno. E non credo si possa pesare come patate la bravura di un insegnante. In ogni caso, ritengo che il suo governo abbia attribuito questo potere, questa facoltà, alle persone sbagliate. Per ogni dirigente scolastico bravo, capace e sensibile, ce n’è almeno un altro inqualificabile. Metà della scuole di questo Paese è affidata a pazzi paranoici, burocrati incapaci, malati di spionaggio, manager privi di etica, tolleranza, elasticità e buon senso, che vorrebbero a tutti i costi “mettere in riga” gli insegnanti costringendoli a soffrire in estenuanti riunioni e adempimenti senza costrutto, pur di dimostrare che loro sì che sono Presidi-Dirigenti con la P e la D maiuscole. PD!
Io ho avuto una fortuna immensa. Lavoro in una scuola diretta da una preside competente, trasparente, democratica nell’agire, rispettosa del nostro lavoro. Non a caso stiamo ottenendo risultati che tante altre scuole se li sognano! Eppure non voglio essere considerato un insegnante di serie A, perché non deve e non può esserci una serie B in cui relegare una parte dei miei colleghi e delle mie colleghe. Il bonus che lei ha escogitato, signor Renzi, è solo l’ultimo mattone del wall dei Pink Floyd. La scuola pubblica era già un’istituzione totale come il carcere e i manicomi. Per effetto delle sue “riforme”, diventerà l’azienda della disperazione e del consenso. La formazione obbligatoria sarà come quella degli ordini professionali: una sterile corsa a raggranellare crediti e ad obliterare il badge, degna del peggior Fantozzi. I profili psicologici che vi apprestate a redigere su di noi, sono gli stessi adoperati per i capetti delle multinazionali che producono vestiti in Cina e nei vasci di Napoli per poi rivenderli a prezzi esorbitanti ai fessacchiotti appassionati di griffe. Il vostro efficientismo fatto di programmazioni trasversali, verticali, extracollaterali, serve solo a dirottare l’energia dei docenti verso modelli aziendalistici recessivi. Sono formule da merchandising coatto, come quelle 500 euro che ci ha regalato l’anno scorso, vincolandole ad acquisti nel supermercato delle giacenze tecnologiche e delle agenzie formative parolaie.
Non li voglio i suoi soldi, signor Renzi. Servono solo a farci dimenticare che da un’eternità il contratto dei docenti è bloccato. Coprono la vergogna di un sistema scolastico che spedisce ancora gli aspiranti insegnanti nel vortice estorsivo dei T.F.A., invece che spingerli a conoscere la società reale, fatta di orfanotrofi-ghetto, centri di presunta accoglienza per piccoli migranti e carceri minorili.
Però non restituirò quei soldi al suo governo. Già una parte cospicua se la riprenderà sotto forma di tasse. Ma il resto lo userò per la riqualificazione dei locali della scuola in cui lavoro, le attività ludico-creative, i materiali didattici per gli alunni e le alunne provenienti da famiglie indigenti. Li userò per l’Altra scuola che possiamo ancora costruire dentro e fuori le istituzioni. Una scuola che non insegni ad avere, sembrare o fare, ma ad ESSERE.
Claudio Dionesalvi
insegnante di Lettere, scuola media
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