COSENZA, 8 luglio 2011 – “Caro Padre Fedele, per noi se completamente estraneo ai fatti. Non puoi aver compiuto un delitto così perfetto e disumano. Ci consola sapere che come noi la pensano migliaia di altri Cosentini. Se un giorno la storia dovesse darci torto, chiederemmo perdono alla donna che ti accusa. Ma chi ti sta perseguitando, saprebbe fare altrettanto?”
Caro Padre Fedele,
in questi casi, prima di assumere una posizione, di solito si dice: “aspettiamo le motivazioni della sentenza”.
Noi, invece, non le aspetteremo. Perché un’idea ce la siamo già fatta da tempo. La nostra è un’opinione che nasce dalla conoscenza della tua persona, dell’Oasi Francescana e dei personaggi che hanno indagato sul presunto reato che avresti commesso. Tu sei troppo umano e imperfetto. Non puoi aver compiuto un delitto così perfetto e disumano. Ci consola sapere che come noi la pensano migliaia di altri Cosentini. Che non sono né “No global” né ultrà, bensì commercianti, giornalisti, persone impegnate nel sociale, semplici cittadini delle zone basse e alte di Cosenza.
Qui non si tratta di essere “faziosi”. Non si può avere un atteggiamento “di parte” nei confronti di qualsiasi episodio di violenza ai danni di donne o bambini. Proprio da uomini come te e Piero Romeo abbiamo imparato ad ascoltare la voce dei senza-voce. Lavoriamo con i figli delle guerre di mafia; bambini i cui genitori sono morti ammazzati, detenuti in carcere o dediti ad attività illecite. Per questo motivo, ci confrontiamo ogni giorno col problema dell’umana brutalità, con le sue cause e le conseguenze sociali che comporta. Di fronte alla narrazione di certi delitti, non siamo abituati a saltare inorriditi sulla sedia. Arriviamo persino a riconoscere nei crimini peggiori l’esistenza di una logica sostenibile. Addirittura un omicidio può avere una sua razionalità, pur essendo un atto orribile. Ma lo stupro no! Coloro i quali giustificassero gli stupri, non sarebbero soltanto “faziosi”, ma infami. Non c’è alcuna logica umanamente comprensibile dietro un’azione così mostruosa. Ecco perché nel valutare il tuo caso, noi non siamo “giustificazionisti”. Non esiste al mondo alcuna ragione possibile che possa giustificare uno stupro o indurre a perdonare chiunque lo commetta. Chi abusa delle donne e dei bambini, non merita di vivere!
Dunque noi non siamo indulgenti nei tuoi confronti, non continuiamo ad aprirti la porta di casa nostra perché riterremmo, come qualcuno si ostina a insinuare, che le tue bellissime azioni o la tua potenza spirituale possano bastare ad assolverti dalla giusta pena che dovresti scontare, qualora avessi commesso realmente questo atroce delitto.
Semplicemente, noi siamo innocentisti. Riteniamo, cioè, che tu e Antonello questo reato non lo abbiate mai commesso. Siamo certi che questo crimine bestiale tu e lui non lo avete neanche pensato. Perché nella divinità del crocifisso, purtroppo, non crediamo più. Ma lontano dalle telecamere, con il crocifisso in mano, in cui tu hai sempre creduto, noi ti abbiamo visto piangere, inginocchiarti e proclamarti innocente.
È vero, quando una donna denuncia di essere stata violentata, merita assoluto e incondizionato rispetto. Nei confronti della donna che ti accusa, come di qualsiasi altra donna, riteniamo di non esserci mai sottratti a questo indiscutibile dovere. Pensiamo però che in qualsiasi procedimento giudiziario, quando un uomo si professa innocente, anche nei suoi confronti siano doverosi l’ascolto e il rispetto. E restiamo convinti che ad ogni individuo deve essere riconosciuto il sacrosanto diritto di formulare un parere personale sull’operato di giudici, pubblici ministeri, poliziotti e carabinieri. Secondo noi, loro sbagliano. Sei completamente estraneo ai fatti che ti vengono contestati! Lo ribadiamo in assoluta buonafede, liberi da qualsiasi condizionamento mistico o coatteria di strada. Forse la nostra convinzione sarà smentita dalla storia. Di certo, non aspetteremo che a sancirlo sia un tribunale. Non sempre le verità storiche coincidono con le sentenze dei tribunali.
Se un giorno la storia dovesse darci torto, chiederemmo perdono alla donna che ti accusa. Ma chi ti sta perseguitando, saprebbe fare altrettanto?
Con l’affetto e la stima di sempre
Loredana Caruso – Claudio Dionesalvi
“Sei troppo umano e imperfetto”
COSENZA, 8 luglio 2011 – “Caro Padre Fedele, per noi se completamente estraneo ai fatti. Non puoi aver compiuto un delitto così perfetto e disumano. Ci consola sapere che come noi la pensano migliaia di altri Cosentini. Se un giorno la storia dovesse darci torto, chiederemmo perdono alla donna che ti accusa. Ma chi ti sta perseguitando, saprebbe fare altrettanto?”
Caro Padre Fedele,
in questi casi, prima di assumere una posizione, di solito si dice: “aspettiamo le motivazioni della sentenza”.
Noi, invece, non le aspetteremo. Perché un’idea ce la siamo già fatta da tempo. La nostra è un’opinione che nasce dalla conoscenza della tua persona, dell’Oasi Francescana e dei personaggi che hanno indagato sul presunto reato che avresti commesso. Tu sei troppo umano e imperfetto. Non puoi aver compiuto un delitto così perfetto e disumano. Ci consola sapere che come noi la pensano migliaia di altri Cosentini. Che non sono né “No global” né ultrà, bensì commercianti, giornalisti, persone impegnate nel sociale, semplici cittadini delle zone basse e alte di Cosenza.
Qui non si tratta di essere “faziosi”. Non si può avere un atteggiamento “di parte” nei confronti di qualsiasi episodio di violenza ai danni di donne o bambini. Proprio da uomini come te e Piero Romeo abbiamo imparato ad ascoltare la voce dei senza-voce. Lavoriamo con i figli delle guerre di mafia; bambini i cui genitori sono morti ammazzati, detenuti in carcere o dediti ad attività illecite. Per questo motivo, ci confrontiamo ogni giorno col problema dell’umana brutalità, con le sue cause e le conseguenze sociali che comporta. Di fronte alla narrazione di certi delitti, non siamo abituati a saltare inorriditi sulla sedia. Arriviamo persino a riconoscere nei crimini peggiori l’esistenza di una logica sostenibile. Addirittura un omicidio può avere una sua razionalità, pur essendo un atto orribile. Ma lo stupro no! Coloro i quali giustificassero gli stupri, non sarebbero soltanto “faziosi”, ma infami. Non c’è alcuna logica umanamente comprensibile dietro un’azione così mostruosa. Ecco perché nel valutare il tuo caso, noi non siamo “giustificazionisti”. Non esiste al mondo alcuna ragione possibile che possa giustificare uno stupro o indurre a perdonare chiunque lo commetta. Chi abusa delle donne e dei bambini, non merita di vivere!
Dunque noi non siamo indulgenti nei tuoi confronti, non continuiamo ad aprirti la porta di casa nostra perché riterremmo, come qualcuno si ostina a insinuare, che le tue bellissime azioni o la tua potenza spirituale possano bastare ad assolverti dalla giusta pena che dovresti scontare, qualora avessi commesso realmente questo atroce delitto.
Semplicemente, noi siamo innocentisti. Riteniamo, cioè, che tu e Antonello questo reato non lo abbiate mai commesso. Siamo certi che questo crimine bestiale tu e lui non lo avete neanche pensato. Perché nella divinità del crocifisso, purtroppo, non crediamo più. Ma lontano dalle telecamere, con il crocifisso in mano, in cui tu hai sempre creduto, noi ti abbiamo visto piangere, inginocchiarti e proclamarti innocente.
È vero, quando una donna denuncia di essere stata violentata, merita assoluto e incondizionato rispetto. Nei confronti della donna che ti accusa, come di qualsiasi altra donna, riteniamo di non esserci mai sottratti a questo indiscutibile dovere. Pensiamo però che in qualsiasi procedimento giudiziario, quando un uomo si professa innocente, anche nei suoi confronti siano doverosi l’ascolto e il rispetto. E restiamo convinti che ad ogni individuo deve essere riconosciuto il sacrosanto diritto di formulare un parere personale sull’operato di giudici, pubblici ministeri, poliziotti e carabinieri. Secondo noi, loro sbagliano. Sei completamente estraneo ai fatti che ti vengono contestati! Lo ribadiamo in assoluta buonafede, liberi da qualsiasi condizionamento mistico o coatteria di strada. Forse la nostra convinzione sarà smentita dalla storia. Di certo, non aspetteremo che a sancirlo sia un tribunale. Non sempre le verità storiche coincidono con le sentenze dei tribunali.
Se un giorno la storia dovesse darci torto, chiederemmo perdono alla donna che ti accusa. Ma chi ti sta perseguitando, saprebbe fare altrettanto?
Con l’affetto e la stima di sempre
Loredana Caruso – Claudio Dionesalvi
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