Niente di cui meravigliarsi ma molto di cui schifarsi. L’inchiesta Sacal lascia ancora una volta l’amaro in bocca a chi crede nelle istituzioni, nelle leggi, nella politica. Rivela ancora una volta che in Calabria c’è gente, la “bella gente” che utilizza la cosa pubblica come una cosa propria. E lo fa con lo scopo di accrescere il potere personale e quello della propria cerchia di amici e parenti, a discapito della collettività e in barba alle regole.
È quanto sta rivelando ancora una volta l’inchiesta sulla Sacal firmata dai pm Marta Agostini e Giulia Maria Scavello che coordinano le attività investigative della Guardia di Finanza di Lamezia Terme e della Polizia di frontiere che ha già fatto registrare alcuni provvedimenti di custodia cautelare eccellenti e numerosi indagati. Nomi conosciuti che creano anche tanto imbarazzo in città e fuori.
Apprendiamo di un sistema collaudato di gestione di una società partecipata che va avanti da anni e che mette “al posto giusto le persone giuste”. Replicando sempre lo stesso schema di favori e di clientele che fa della Calabria ma soprattutto dei colletti bianchi di Calabria un esempio da emulare in tutto il nostro Paese. Come fottere lo Stato e la comunità che santi in paradiso non ne ha e non vuole avere. Come voler infierire sulla nostra terra adottando comportamenti immorali e controproducenti per la crescita della nostra regione. Ecco l’esempio che dà la “la gente per bene” di Calabria avida di potere e soldi e pronta a mettersi sotto i piedi qualsiasi valore morale pur di conservare il potere. Così viene utilizzato il progetto “garanzia giovani”.
Ciò che sgomenta non è tanto il rimborso di una spesa assolutamente inutile come una limousine ma l’intreccio di legami tra politica e imprenditoria, soldi pubblici gestiti con un criterio assolutamente privato e rivolto alle cerchie che possono tenere in piedi il sistema con il solito scambio di cortesie e preferenze elettorali. Nomine ad hoc nel cda, facili assunzioni, comode consulenze esterne, liste d’attesa in quota politica. Tutto questo per continuare a garantire continuità al potere nel lungo periodo e che tutto vada come deve andare.
E poi ci lamentiamo che non funziona nulla? Che i trasporti aerei lasciano a desiderare? Che non c’è lavoro? Se la Sacal funziona così è lecito pensare che molti altri settori del pubblico funzionano allo stesso modo. Inchieste recenti lo hanno già dimostrato. E’ un sistema marcio che va combattuto. Ed è ciò che sta cercando di fare la magistratura ricostruendo un puzzle di relazioni e interessi che si riproduce come un cancro all’interno della pubblica amministrazione e all’interno di queste società a capitale misto pubblico-privato dove gli interessi politici e imprenditoriali evidentemente vengono prima dell’interesse collettivo. Il danno sta proprio qui. Questa gente in sostanza non fa gli interessi della collettività e della società per cui riveste incarichi ma fa i propri interessi e basta questo per essere ritenuta moralmente colpevole. Si deve cambiare. il comune cittadino che s’indigna di fronte a tali fatti e tali circostanze deve isolare chi reitera comportamenti di questo genere e rompere una volta per tutte con questo sistema malato di favori che non fa gli interessi della collettività e del territorio ma accresce solo il potere di pochi e asservisce la maggioranza che tace e acconsente o partecipa attivamente.
Un sistema assurdo che nel corso degli anni ha trasformato la cosa pubblica in un mega-carrozzone di assunzioni e spese infinite che di fatto hanno reso la Calabria una regione arretrata e invivibile. Un sistema corrotto che si fonda sulla disperazione della gente e crea modelli comportamentali sbagliati. Un danno dunque non solo economico ma soprattutto etico che danneggia l’intera comunità. Sta proprio qui la differenza tra i paesi civilizzati e i paesi arretrati come il nostro dove si raccontano ancora storie del genere, vicende squallide e raccapriccianti, mentre migliaia di giovani emigrano per realizzare i propri sogni altrove, validissimi professionisti sono tenuti ai margini perché ritenuti non funzionali al sistema, frotte di disoccupati lasciati a marcire o consegnati alla malavita. Mentre giovani portaborse, faccendieri, politici corrotti, imprenditori senza scrupoli fanno le loro fortune. Ecco la Calabria che conta!
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Scandalo Sacal, ecco la Calabria che conta!
Niente di cui meravigliarsi ma molto di cui schifarsi. L’inchiesta Sacal lascia ancora una volta l’amaro in bocca a chi crede nelle istituzioni, nelle leggi, nella politica. Rivela ancora una volta che in Calabria c’è gente, la “bella gente” che utilizza la cosa pubblica come una cosa propria. E lo fa con lo scopo di accrescere il potere personale e quello della propria cerchia di amici e parenti, a discapito della collettività e in barba alle regole.
È quanto sta rivelando ancora una volta l’inchiesta sulla Sacal firmata dai pm Marta Agostini e Giulia Maria Scavello che coordinano le attività investigative della Guardia di Finanza di Lamezia Terme e della Polizia di frontiere che ha già fatto registrare alcuni provvedimenti di custodia cautelare eccellenti e numerosi indagati. Nomi conosciuti che creano anche tanto imbarazzo in città e fuori.
Apprendiamo di un sistema collaudato di gestione di una società partecipata che va avanti da anni e che mette “al posto giusto le persone giuste”. Replicando sempre lo stesso schema di favori e di clientele che fa della Calabria ma soprattutto dei colletti bianchi di Calabria un esempio da emulare in tutto il nostro Paese. Come fottere lo Stato e la comunità che santi in paradiso non ne ha e non vuole avere. Come voler infierire sulla nostra terra adottando comportamenti immorali e controproducenti per la crescita della nostra regione. Ecco l’esempio che dà la “la gente per bene” di Calabria avida di potere e soldi e pronta a mettersi sotto i piedi qualsiasi valore morale pur di conservare il potere. Così viene utilizzato il progetto “garanzia giovani”.
Ciò che sgomenta non è tanto il rimborso di una spesa assolutamente inutile come una limousine ma l’intreccio di legami tra politica e imprenditoria, soldi pubblici gestiti con un criterio assolutamente privato e rivolto alle cerchie che possono tenere in piedi il sistema con il solito scambio di cortesie e preferenze elettorali. Nomine ad hoc nel cda, facili assunzioni, comode consulenze esterne, liste d’attesa in quota politica. Tutto questo per continuare a garantire continuità al potere nel lungo periodo e che tutto vada come deve andare.
E poi ci lamentiamo che non funziona nulla? Che i trasporti aerei lasciano a desiderare? Che non c’è lavoro? Se la Sacal funziona così è lecito pensare che molti altri settori del pubblico funzionano allo stesso modo. Inchieste recenti lo hanno già dimostrato. E’ un sistema marcio che va combattuto. Ed è ciò che sta cercando di fare la magistratura ricostruendo un puzzle di relazioni e interessi che si riproduce come un cancro all’interno della pubblica amministrazione e all’interno di queste società a capitale misto pubblico-privato dove gli interessi politici e imprenditoriali evidentemente vengono prima dell’interesse collettivo. Il danno sta proprio qui. Questa gente in sostanza non fa gli interessi della collettività e della società per cui riveste incarichi ma fa i propri interessi e basta questo per essere ritenuta moralmente colpevole. Si deve cambiare. il comune cittadino che s’indigna di fronte a tali fatti e tali circostanze deve isolare chi reitera comportamenti di questo genere e rompere una volta per tutte con questo sistema malato di favori che non fa gli interessi della collettività e del territorio ma accresce solo il potere di pochi e asservisce la maggioranza che tace e acconsente o partecipa attivamente.
Un sistema assurdo che nel corso degli anni ha trasformato la cosa pubblica in un mega-carrozzone di assunzioni e spese infinite che di fatto hanno reso la Calabria una regione arretrata e invivibile. Un sistema corrotto che si fonda sulla disperazione della gente e crea modelli comportamentali sbagliati. Un danno dunque non solo economico ma soprattutto etico che danneggia l’intera comunità. Sta proprio qui la differenza tra i paesi civilizzati e i paesi arretrati come il nostro dove si raccontano ancora storie del genere, vicende squallide e raccapriccianti, mentre migliaia di giovani emigrano per realizzare i propri sogni altrove, validissimi professionisti sono tenuti ai margini perché ritenuti non funzionali al sistema, frotte di disoccupati lasciati a marcire o consegnati alla malavita. Mentre giovani portaborse, faccendieri, politici corrotti, imprenditori senza scrupoli fanno le loro fortune. Ecco la Calabria che conta!
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