close
Povera Cosenza mia, nelle mani di chi sei finita!

Povera Cosenza mia, nelle mani di chi sei finita!

COSENZA – Quasi quasi allora vado a votare… niente da fare! Non ci sono riuscito. Poco importa! Chi s’è ribellato sempre, continuerà a farlo. Sono assai poco rassicuranti le facce dei rampolli delle famiglie schierate col centrodestra, liberamente (?) eletti. Sarà un disastro. Per evitarlo, l'unica riposta possibile: il ritorno alla partecipazione

Cosenza così vicina così lontana – 2

Lunedì del ballottaggio. Occhiuto in vantaggio, Paolini indietro di qualche punto. Svaccato sul divano, osservo la maratona elettorale in TV. Per l’ennesima volta, non sono andato a votare. Rimango uno dei pochi, ma proprio non riesco a digerire questa storia del “male minore” e del centrosinistra “con cui in fondo i movimenti possono sempre parlare. Invece la destra è sorda a qualsiasi argomento. Le basta usare il manganello”.

A dire il vero, il dubbio mi ha assalito. Quasi quasi la metto ‘sta X sulla scheda. Me ne infischio dei miei valori; per una volta, dimentico che alla democrazia rappresentativa preferisco la partecipazione, e che bisogna praticare dal basso le soluzioni dei problemi collettivi, piuttosto che affidarle a qualcuno che finge di saper esprimere i tuoi sogni ma se li gioca sul tavolo del potere.

Eh sì, stavolta vado a votare, mi sono detto.

Alla fine, invece, ho preferito rimanere a casa. Perché ho fatto una considerazione pratica: sono stati Perugini e la sua Giunta a ordinare la prossima distruzione del parco sociale di viale Mancini/Popilia; l’amministrazione targata PD è rimasta quantomeno indifferente, se non complice della questura, di fronte allo sgombero del campo rom; inoltre sempre la stessa fazione politica ha privatizzato la Città dei Ragazzi.  E poi ha preferito sguazzare nell’emergenza rifiuti, ignorare chi chiedeva il dialogo… Insomma, peggio di così non potrà andare. La destra, ammesso che sia tale, dovrà solo portare a compimento la “normalizzazione” voluta da questo centrosinistra. Perché mai Paolini dovrebbe essere diverso? Negli ultimi anni, in giro s’è visto poco. Sì, è vero, insieme a lui ci sono tanti compagni, gente disinteressata, che vorrebbe dare un contributo affinché Cosenza si rialzi. Però, intorno, nuotano pure i pescecani di sempre, quelli che se ne strafottono sia del bene comune sia dei valori della sinistra, e che ogni cinque anni escono di casa per mettere in scena una pantomima politica pur di soddisfare le loro clientele.

E poi perché dovrei votare Paolini che ha scelto di iniziare il suo cammino preelettorale bussando prima di tutto alle porte della Carime e della Curia? Non sapeva che in questa città esiste una vivacità sociale e culturale ben più importante dei poteri forti? A che gli è servito invocare il consenso e la partecipazione di tante associazioni solo a poche settimane dal voto?

Già, la partecipazione! Ho sempre considerato le primarie un’americanata. Eppure, in questa circostanza le ho addirittura rimpiante. È possibile che solo a Cosenza l’elettorato di sinistra non possa scegliere liberamente per chi votare? Ed è ancora tollerabile che a decidere siano i colonnelli sopravvissuti al tracollo dell’ex PCI e della DC, confluiti nel PD per infestarlo? Possibile che in Calabria siamo destinati in eterno a subire le scelte di personaggi detentori di un potere acquisito solo elargendo posti di lavoro straprecario?

“Se vuoi cambiare le cose, entra in un partito. E dai il tuo contributo a gettare fuori questa gentaglia”, mi è stato detto! “Fossi matto, preferisco fare politica a sinistra sì, ma in basso!”, ho replicato.

Avevo avuto un solo istante di ripensamento, dando un’occhiata ai risultati del primo turno: povera Cosenza mia, nelle mani di chi sei finita! Sono assai poco rassicuranti le facce dei rampolli delle famiglie schierate col centrodestra, liberamente (?) eletti. Di sicuro faranno danni. All’arroganza dei genitori, uniranno l’inesperienza. Beh, nonostante siano brutti e cattivi, però bisogna dare atto: se non altro, pur in chiave feudale, attraverso la successione dinastica, il centrodestra un nuovo ceto politico almeno se l’è dato. A sinistra, invece, sempre le stesse facce da moribondi! Comunque, l’età non basta a renderli meno sgradevoli. Giovani o vecchi, gli eredi al trono fanno schifo lo stesso. Quasi quasi allora vado a votare…

niente da fare! Non ci sono riuscito. E dire che qualcuno mi ha pure ammonito: “cinque anni di Cosenza in mano agli Scopellitis faranno guarire dall’astensionismo anche teste dure come la tua”.

Poco importa! Chi s’è ribellato sempre, sempre si ribellerà, a prescindere da chi incarna il malgoverno. Voglio vedere cosa faranno invece gli altri, quelli abituati a subire o ad andare avanti sotto l’ombra di un partito o di un protettore.  

Insomma, considerazioni molto pratiche, tanto ciniche, di cui non mi sono pentito neanche quando ho visto che sotto il balcone di casa mia, a tre metri da quello del neoletto sindaco, si radunava una piccola folla di suoi “sostenitori” per festeggiarne la vittoria. Sono sincero, non sono riuscito a odiarli. Non ho provato grande rancore neanche nei confronti di quei quattro ragazzotti transitati da AN nel PDL. Alcuni avevano la gioia negli occhi: finalmente potevano sventolare pure a Cosenza, impunemente, bandiere tricolori poco patriottiche e assai nostalgiche del tempo peggiore. Invece verso altri sostenitori, quelli che ho riconosciuto come provenienti dai quartieri, ho provato un sentimento di pietà. Chissà quali promesse hanno avuto, per inneggiare a Occhiuto! Chissà quanto durerà la loro pazienza, qualora le promesse non saranno mantenute. Speriamo poco.

Il problema è che ha ragione Canaletta: noi siamo diventati una città sportivamente infame. E, aggiungo, rischiamo di diventarlo anche culturalmente. Non si spiegherebbe altrimenti un fatto: così come la sera stessa della retrocessione e del fallimento, gli stessi responsabili della morte del Cosenza Calcio sono apparsi in Tv e alla radio osannati da improbabili cronisti, anche 24 ore dopo la sconfitta del centrosinistra, coloro che dall’interno hanno tramato nell’ombra per regalare la città a Scopelliti, sono andati circolando indisturbati nelle assemblee, rilasciando interviste, analizzando, addirittura pontificando.

Adesso governeranno loro. Sia la paccottiglia di Occhiuto sia chi l’ha sostenuta da dietro le quinte. Le storiche famiglie del malaffare cittadino hanno deciso di gestire il potere in presa diretta. Forse sfiorate e infastidite dagli effetti della grande crisi, non possono più permettersi di farlo per interposta persona. E sono uscite allo scoperto. Sarà un disastro. E per evitarlo, c’è un’unica risposta possibile: il ritorno alla partecipazione di quanti preferiscono all’ideologia del potere e del denaro, i valori di giustizia, libertà, eguaglianza, democrazia e dignità umana.

Basta fare piccole cose, cooperare, mettere in rete quanto produciamo.

Basta distruggere il malgoverno, costruire giorno dopo giorno l’Altra città.

È davvero così difficile fare un po’ di strada insieme?


Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *