Notti insonni alla ricerca del nome più idoneo ad esprimere l’’esigenza di rispondere alle istanze di rinnovamento con il rispetto delle esperienze maturate.
Quando si tratta di candidature, nomine e incarichi Roma e la Calabria parlano sempre linguaggi diversi, l’italiano non è l’idioma nazionale di un Partito che non ha ancora capito dove deve andare.
Guardando con preoccupazione la cortina di fumo che si eleva in più zone tra Roma e Lamezia Terme, qualcuno pensava che, dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia mietendo vittime e distruzione – fatto drammatico per cui non possiamo che esprimere cordoglio e solidarietà – si sia svegliato anche qualche vulcano addormentato. Con enorme sollievo si è scoperto che si tratta di una delle solite, inutili e improduttive riunioni di quello che resta della dirigenza calabrese del Partito democratico: cervelli fumanti alla ricerca del candidato ideale da lanciare alla guida della segreteria regionale del dopo commissariamento. L’effetto fumogeno delle meningi in tenuta riflessiva è tipico della vecchia nomenclatura che cerca di coniugare la sete di consensi con la conservazione del potere costituito, il proprio naturalmente. Notti insonni alla ricerca del nome più idoneo ad esprimere l’’esigenza di rispondere alle istanze di rinnovamento con il rispetto delle esperienze maturate: ergo evitare scelte impopolari per non essere costretti a scaricare in giro amministratori e dirigenti rompiscatole che per la tenuta del partito sarebbero più tossici di scorie radioattive. Una combinazione vincente difficile da realizzare in natura anche perché in politica, a differenza che in certa matematica, due più due non fa mai quattro. Quando si tratta di candidature, nomine e incarichi Roma e la Calabria parlano sempre linguaggi diversi, l’italiano non è l’idioma nazionale di un Partito che non ha capito dove deve andare, per andare dove deve andare. Allora? Perché dare spazio ad un giovane di belle speranze che è riuscito da difende la posizione di una coalizione in tenuta armata Brancaleone, respingendo le tentazioni astensioniste e agli assalti di un centrodestra sfacciatamente “broglione”? Al Pd – passate il francesismo – lo fotte sempre la paura di cambiare davvero prospettiva, magari costruendo le condizioni per vincere alle prossime politiche. E per evitare diatribe e altre spaccature serve un segretario regionale impeccabile e indiscutibile, da nessuna delle correnti e delle aree in cui il Pd si articola: un segretario che piace a grandi e piccini, rossi e neri, bersaniani e veltroniani: Topo Gigio.
Pd Calabria, ecco il segretario ideale
Notti insonni alla ricerca del nome più idoneo ad esprimere l’’esigenza di rispondere alle istanze di rinnovamento con il rispetto delle esperienze maturate.
Quando si tratta di candidature, nomine e incarichi Roma e la Calabria parlano sempre linguaggi diversi, l’italiano non è l’idioma nazionale di un Partito che non ha ancora capito dove deve andare.
Guardando con preoccupazione la cortina di fumo che si eleva in più zone tra Roma e Lamezia Terme, qualcuno pensava che, dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia mietendo vittime e distruzione – fatto drammatico per cui non possiamo che esprimere cordoglio e solidarietà – si sia svegliato anche qualche vulcano addormentato. Con enorme sollievo si è scoperto che si tratta di una delle solite, inutili e improduttive riunioni di quello che resta della dirigenza calabrese del Partito democratico: cervelli fumanti alla ricerca del candidato ideale da lanciare alla guida della segreteria regionale del dopo commissariamento. L’effetto fumogeno delle meningi in tenuta riflessiva è tipico della vecchia nomenclatura che cerca di coniugare la sete di consensi con la conservazione del potere costituito, il proprio naturalmente. Notti insonni alla ricerca del nome più idoneo ad esprimere l’’esigenza di rispondere alle istanze di rinnovamento con il rispetto delle esperienze maturate: ergo evitare scelte impopolari per non essere costretti a scaricare in giro amministratori e dirigenti rompiscatole che per la tenuta del partito sarebbero più tossici di scorie radioattive. Una combinazione vincente difficile da realizzare in natura anche perché in politica, a differenza che in certa matematica, due più due non fa mai quattro. Quando si tratta di candidature, nomine e incarichi Roma e la Calabria parlano sempre linguaggi diversi, l’italiano non è l’idioma nazionale di un Partito che non ha capito dove deve andare, per andare dove deve andare. Allora? Perché dare spazio ad un giovane di belle speranze che è riuscito da difende la posizione di una coalizione in tenuta armata Brancaleone, respingendo le tentazioni astensioniste e agli assalti di un centrodestra sfacciatamente “broglione”? Al Pd – passate il francesismo – lo fotte sempre la paura di cambiare davvero prospettiva, magari costruendo le condizioni per vincere alle prossime politiche. E per evitare diatribe e altre spaccature serve un segretario regionale impeccabile e indiscutibile, da nessuna delle correnti e delle aree in cui il Pd si articola: un segretario che piace a grandi e piccini, rossi e neri, bersaniani e veltroniani: Topo Gigio.
NESSUN COMMENTO