Campo di calcio dei “Cavalieri di Colombo” nel quartiere San Lorenzo, a Roma
ROMA – Un corposo resoconto del primo raduno nazionale di squadre di calcio popolare andato in scena lo scorso week-end a Roma in quel di San Lorenzo: quattro giorni all’insegna dell’impegno sociale e sportivo per dimostrare che un altro calcio è possibile. Una risposta eccellente alla degenerazione del calcio-industria
Si sa, i weekend estivi, con buona pace della nazionale in grado di riunire i tifosi, non tanto nelle grandi occasioni, ma quando vi ben figura, vengono considerati da tutti gli amanti del calcio come una iattura.
I più infognati si ritroveranno sotto il sole estivo col giornale a spulciare ogni ipotetico scenario di mercato, gli altri invece si limiteranno a sbarrare ogni giorno sul calendario fino a quando non arriverà il tanto agognato inizio di stagione. Quello che ancora non si sa molto, è che la passione per il calcio, uno dei tratti distintivi del popolo italiano, nonchè uno dei pochi collanti in grado di accomunare tutto lo stivale, sta lentamente cambiando pelle.
Infatti, di fronte ad una mercificazione sempre più capillare del calcio, trasformato oramai in un prodotto mediatico appannaggio quasi esclusivamente dei ceti abbienti, gli unici a potersi permettere i prezzi esorbitanti dei biglietti, e dei salotti televisivi;
da qualche anno stanno giungendo delle reazioni da parte di tutta quella socialità che si sente progressivamente emarginata da questo carrozzone mediatico o che comunque vede ridursi gli spazi di libertà e d’espressione, prerequisiti fondamentali per sposare la cultura pallonara nel nostro paese.
D’altronde, è proprio questo segmento sociale, a torto o a ragione, ad essere sempre stato universalmente considerato come il legittimo detentore del spirito del calcio, inteso non come semplice sport, ma come fatto sociale totale coi propri riti e codici comportamentali; quindi non bisogna meravigliarsi se negli ultimi anni abbiamo assistito al fiorire del fenomeno del calcio popolare, un modello di gestione sostenibile che tende a rendere partecipe ed azionista i tifosi.
Questi interessanti esperimenti sono animati dalla voglia di indicare una rotta alternativa alla logica del calcio-business, quel calcio dei milioni, il cui modello declinato all’italiana sta inopinatamente colando a picco; inoltre possono contare su diversi esempi stranieri, come ad il Fc United of Manchester, club nato dalla contestazione dei tifosi dei red devils nei confronti della dirigenza statunitense e che oggi vanta 3000 tesserati oppure il Sankt Pauli.
Proprio i tedeschi (la settima delle loro otto squadre) sono scesi nei giorni scorsi a Roma per raccontare la loro esperienza di azionariato popolare, ma più in generale di un altro calcio, dove ancora certi valori riescono a travalicare il campo di gioco. Il fatto poi che gli stessi siano stati ospitati nel quartiere di San Lorenzo ha inevitabilmente creato una sinergia tra due quartieri che pur con tutte le dovute differenze, costituiscono una testimonianza viva di alterità e ribellione alle narrazioni urbane precostituite dall’alto.
La condivisione delle esperienze e delle prospettive future l’ha fatta da padrona (insieme alla birra ovviamente) per tutto l’arco dell’iniziativa che ha raggiunto il clou nei due giorni conclusivi. Infatti, il sabato è stata organizzata presso il Lucernario Occupato a “La Sapienza” la prima assemblea di squadre del calcio popolare italiano a cui erano presenti realtà da tutta la nazione: dalla Stella Rossa di Venezia all‘Ardita Due Mari di Taranto con i rappresentanti dell‘Atletico San Lorenzo e dell’Ardita San Paolo a fare gli onori di casa. L’assemblea è stata straordinariamente partecipata, ben oltre le aspettative degli organizzatori, ed oltre agli addetti ai lavori, c’erano anche numerosi curiosi che volevano saperne di più. Addirittura c’è che non è voluto mancare nonostante l’indomani disputasse la finale di campionato, come i ragazzi del Quartograd (a cui vanno le nostre più sincere felicitazioni per la vittoria ottenuta).
La discussione ha toccato i punti ritenuti fondamentali per lo sviluppo del fenomeno: l’autofinanziamento e l’azionariato popolare, il rapporto coi territori e l’accesso alle strutture ed il diritto allo sport in generale. Ognuno ha apportato il proprio contributo attraverso proposte ed esperienze: da chi proviene dal mondo delle curve a chi proviene da quello dei centri sociali ai semplici amanti del calcio; da chi ormai è una realtà affermata avendo vinto gli ultimi due campionati come i fiorentini del Lebowski, a chi ha optato per i campionati Uisp come i teramani della Pol. Gagarin e l’Ardita Due Mari, o chi non ha ancora potuto iscriversi ai campionati Figc, ma propaga i suoi messaggi sociali partecipando a vari tornei, come l’Asinitas attiva nella lotta al razzismo o la Liberi Nantes, squadra composta per lo più da migranti di seconda generazione. C’era chi ha provato a combattere i disagi dei campi occupandone uno, come i ragazzi della Lokomotiv Flegrea e chi il campo ce l’ha avuto chiuso varie volte come l’Hugo Pratt di Scampia, casa della Stella Rossa 2006 e vero e proprio polo d’aggregazione per i giovani di vari quartieri.
I ragazzi dell’Ardita San Paolo si sono invece soffermati su come sia importante restare all’interno dei circuiti FIGC per rappresentare un esempio per altre società e non rischiare di essere avulsi. In ogni caso, è stato molto bello vedere tanti giovani e meno giovani, che fino a qualche tempo fa appartenevano a curve e squadre nemiche, confrontarsi per cementare un nuovo modo di intendere il calcio, anche alla luce del fatto che come è stato sancito nell’intervento conclusivo ad opera dei ragazzi dell’Atletico San Lorenzo, questo primo incontro sarà il primo di una lunga serie.
Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, la kermesse si è conclusa sul rettangolo verde la domenica mattina, con un quadrangolare che ha visto prevalere l’Atletico che ha sconfitto prima l’Ardita nel primo derby capitolino di calcio popolare, e poi in finale i ragazzi del Sankt Pauli. Ma il vero vincitore è stato il pubblico che, pur visibilmente provato dai postumi del sabato sera, ha assiepato numeroso il campo san lorenzino dei “Cavalieri di Colombo” creando una cornice più calorosa che in tanti match professionistici, gratificando così anche l’impegno profuso dai giocatori sotto il sole cocente; e per concludere, il pranzo allestito al Cinema Palazzo; poi prima che per i vincitori la serata si si concludlesse con l’appendice finale di festeggiamenti tra il “32″ ed il Sally Brown, l’ultima assembea al Cinema Palazzo.
Si rassegni dunque quell’intellighenzia snobista ed intellettualoide che ha sempre puntato il dito contro chi si danna l’animo “dietro a dei milionari che inseguono un pallone in mutande”; ora dovrà inventarsi qualcos’altro per continuare a nascondere la testa sotto la sabbia e non comprendere lo straordinario potenziale sociale ed aggregativo che il calcio riesce ancora a dare. Non quello di SKY o degli sceicchi, ma quello dal basso, perchè come recitava lo striscione esposto in tribuna è questo il vero calcio!
La nuova frontiera del calcio popolare passa dal quartiere San Lorenzo
Campo di calcio dei “Cavalieri di Colombo” nel quartiere San Lorenzo, a Roma
ROMA – Un corposo resoconto del primo raduno nazionale di squadre di calcio popolare andato in scena lo scorso week-end a Roma in quel di San Lorenzo: quattro giorni all’insegna dell’impegno sociale e sportivo per dimostrare che un altro calcio è possibile. Una risposta eccellente alla degenerazione del calcio-industria
Si sa, i weekend estivi, con buona pace della nazionale in grado di riunire i tifosi, non tanto nelle grandi occasioni, ma quando vi ben figura, vengono considerati da tutti gli amanti del calcio come una iattura.
I più infognati si ritroveranno sotto il sole estivo col giornale a spulciare ogni ipotetico scenario di mercato, gli altri invece si limiteranno a sbarrare ogni giorno sul calendario fino a quando non arriverà il tanto agognato inizio di stagione. Quello che ancora non si sa molto, è che la passione per il calcio, uno dei tratti distintivi del popolo italiano, nonchè uno dei pochi collanti in grado di accomunare tutto lo stivale, sta lentamente cambiando pelle.
Infatti, di fronte ad una mercificazione sempre più capillare del calcio, trasformato oramai in un prodotto mediatico appannaggio quasi esclusivamente dei ceti abbienti, gli unici a potersi permettere i prezzi esorbitanti dei biglietti, e dei salotti televisivi;
da qualche anno stanno giungendo delle reazioni da parte di tutta quella socialità che si sente progressivamente emarginata da questo carrozzone mediatico o che comunque vede ridursi gli spazi di libertà e d’espressione, prerequisiti fondamentali per sposare la cultura pallonara nel nostro paese.
D’altronde, è proprio questo segmento sociale, a torto o a ragione, ad essere sempre stato universalmente considerato come il legittimo detentore del spirito del calcio, inteso non come semplice sport, ma come fatto sociale totale coi propri riti e codici comportamentali; quindi non bisogna meravigliarsi se negli ultimi anni abbiamo assistito al fiorire del fenomeno del calcio popolare, un modello di gestione sostenibile che tende a rendere partecipe ed azionista i tifosi.
Questi interessanti esperimenti sono animati dalla voglia di indicare una rotta alternativa alla logica del calcio-business, quel calcio dei milioni, il cui modello declinato all’italiana sta inopinatamente colando a picco; inoltre possono contare su diversi esempi stranieri, come ad il Fc United of Manchester, club nato dalla contestazione dei tifosi dei red devils nei confronti della dirigenza statunitense e che oggi vanta 3000 tesserati oppure il Sankt Pauli.
Proprio i tedeschi (la settima delle loro otto squadre) sono scesi nei giorni scorsi a Roma per raccontare la loro esperienza di azionariato popolare, ma più in generale di un altro calcio, dove ancora certi valori riescono a travalicare il campo di gioco. Il fatto poi che gli stessi siano stati ospitati nel quartiere di San Lorenzo ha inevitabilmente creato una sinergia tra due quartieri che pur con tutte le dovute differenze, costituiscono una testimonianza viva di alterità e ribellione alle narrazioni urbane precostituite dall’alto.
La condivisione delle esperienze e delle prospettive future l’ha fatta da padrona (insieme alla birra ovviamente) per tutto l’arco dell’iniziativa che ha raggiunto il clou nei due giorni conclusivi. Infatti, il sabato è stata organizzata presso il Lucernario Occupato a “La Sapienza” la prima assemblea di squadre del calcio popolare italiano a cui erano presenti realtà da tutta la nazione: dalla Stella Rossa di Venezia all‘Ardita Due Mari di Taranto con i rappresentanti dell‘Atletico San Lorenzo e dell’Ardita San Paolo a fare gli onori di casa. L’assemblea è stata straordinariamente partecipata, ben oltre le aspettative degli organizzatori, ed oltre agli addetti ai lavori, c’erano anche numerosi curiosi che volevano saperne di più. Addirittura c’è che non è voluto mancare nonostante l’indomani disputasse la finale di campionato, come i ragazzi del Quartograd (a cui vanno le nostre più sincere felicitazioni per la vittoria ottenuta).
La discussione ha toccato i punti ritenuti fondamentali per lo sviluppo del fenomeno: l’autofinanziamento e l’azionariato popolare, il rapporto coi territori e l’accesso alle strutture ed il diritto allo sport in generale. Ognuno ha apportato il proprio contributo attraverso proposte ed esperienze: da chi proviene dal mondo delle curve a chi proviene da quello dei centri sociali ai semplici amanti del calcio; da chi ormai è una realtà affermata avendo vinto gli ultimi due campionati come i fiorentini del Lebowski, a chi ha optato per i campionati Uisp come i teramani della Pol. Gagarin e l’Ardita Due Mari, o chi non ha ancora potuto iscriversi ai campionati Figc, ma propaga i suoi messaggi sociali partecipando a vari tornei, come l’Asinitas attiva nella lotta al razzismo o la Liberi Nantes, squadra composta per lo più da migranti di seconda generazione. C’era chi ha provato a combattere i disagi dei campi occupandone uno, come i ragazzi della Lokomotiv Flegrea e chi il campo ce l’ha avuto chiuso varie volte come l’Hugo Pratt di Scampia, casa della Stella Rossa 2006 e vero e proprio polo d’aggregazione per i giovani di vari quartieri.
I ragazzi dell’Ardita San Paolo si sono invece soffermati su come sia importante restare all’interno dei circuiti FIGC per rappresentare un esempio per altre società e non rischiare di essere avulsi. In ogni caso, è stato molto bello vedere tanti giovani e meno giovani, che fino a qualche tempo fa appartenevano a curve e squadre nemiche, confrontarsi per cementare un nuovo modo di intendere il calcio, anche alla luce del fatto che come è stato sancito nell’intervento conclusivo ad opera dei ragazzi dell’Atletico San Lorenzo, questo primo incontro sarà il primo di una lunga serie.
Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, la kermesse si è conclusa sul rettangolo verde la domenica mattina, con un quadrangolare che ha visto prevalere l’Atletico che ha sconfitto prima l’Ardita nel primo derby capitolino di calcio popolare, e poi in finale i ragazzi del Sankt Pauli. Ma il vero vincitore è stato il pubblico che, pur visibilmente provato dai postumi del sabato sera, ha assiepato numeroso il campo san lorenzino dei “Cavalieri di Colombo” creando una cornice più calorosa che in tanti match professionistici, gratificando così anche l’impegno profuso dai giocatori sotto il sole cocente; e per concludere, il pranzo allestito al Cinema Palazzo; poi prima che per i vincitori la serata si si concludlesse con l’appendice finale di festeggiamenti tra il “32″ ed il Sally Brown, l’ultima assembea al Cinema Palazzo.
Si rassegni dunque quell’intellighenzia snobista ed intellettualoide che ha sempre puntato il dito contro chi si danna l’animo “dietro a dei milionari che inseguono un pallone in mutande”; ora dovrà inventarsi qualcos’altro per continuare a nascondere la testa sotto la sabbia e non comprendere lo straordinario potenziale sociale ed aggregativo che il calcio riesce ancora a dare. Non quello di SKY o degli sceicchi, ma quello dal basso, perchè come recitava lo striscione esposto in tribuna è questo il vero calcio!
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