CATANZARO. Il tam tam in città era nato in rete ed aveva preso respiro dai contatti personali di ognuna di noi. In piazza piano piano sono arrivate “le solite bizzarre” quelle che mai lasciano cadere il fardello della responsabilità civile dalle loro menti e dal loro cuore, poi le giovani donne con i loro cartelli ed altre, che forse mai prima avevano pensato di partecipare ad una manifestazione di piazza
Anche piazza Prefettura a Catanzaro era piena ieri sera di donne ed uomini che volevano esserci, che volevano rendere visibile la loro opposizione, la diversità di pensiero in un Paese che ci vorrebbe omologati ed assopiti davanti ad uomini e donne (purtroppo) che con facce di bronzo e coscienze di trippa continuano a difendere la cultura marcia e folle di uno, nell’intento di tutelare le loro poltrone ed i loro profitti.
Il tam tam in città era nato in rete ed aveva preso respiro dai contatti personali di ognuna di noi, in piazza piano piano sono arrivate “le solite bizzarre” quelle che mai lasciano cadere il fardello della responsabilità civile dalle loro menti e dal loro cuore, poi le giovani donne con i loro cartelli, altre donne che forse mai prima avevano pensato di partecipare ad una manifestazione di piazza.
Non c’era un palco, non c’era alcun leader, non c’era un megafono, tutte e tutti con la gioia di ritrovarsi, con la tristezza di dover ancora lottare per rivendicare dignità e rispetto in una cultura dominante che ti vorrebbe fragile da proteggere o forte da sfruttare.
A Catanzaro non c’erano mutande appese, ogni grido espresso sui tabelloni, sui volantini, sugli striscioni era originale, maturo, politico.
Il grido emozionato di Sorella Rozzi: Brave!!! Ha salutato l’ingresso nella piazza dello striscione portato dalle Infermiere che rivendicavano la loro professionalità e la loro dignità offese da un gioco non più tollerabile se praticato da vecchi, straricchi signori e giovani fanciulle in cerca di dorate, facili, veloci sistemazioni.
Mancavano alcune donne, quelle che, ancora una volta, dall’abisso delle loro profonde riflessioni e dalle vette dei loro ideali sulle relazioni con il mondo femminile, hanno preso le distanze dalla realtà del qui ed ora. Si possono macinare chilometri per incontrare, discutere cerebralmente, donne ed uomini parimenti illuminati, parlarsi addosso, registrarsi e pubblicarsi, ma senza mai metterci un briciolo di anima, uno slancio di amore autentico, di tolleranza serena, insomma un interesse vero che ha come costo semplice il fermarsi ad aspettare o ascoltare.
Esiste un cerchio nel quale regna la superbia intellettuale che nutre il “Pensiero Dominante” e se non bevi a quella fonte non desti interesse, non sei coltivabile, non produci, non puoi condividere “Cultura”.
Amen.
L’abbraccio di sorella Rozzi e la gioia di ritrovarsi
CATANZARO. Il tam tam in città era nato in rete ed aveva preso respiro dai contatti personali di ognuna di noi. In piazza piano piano sono arrivate “le solite bizzarre” quelle che mai lasciano cadere il fardello della responsabilità civile dalle loro menti e dal loro cuore, poi le giovani donne con i loro cartelli ed altre, che forse mai prima avevano pensato di partecipare ad una manifestazione di piazza
Anche piazza Prefettura a Catanzaro era piena ieri sera di donne ed uomini che volevano esserci, che volevano rendere visibile la loro opposizione, la diversità di pensiero in un Paese che ci vorrebbe omologati ed assopiti davanti ad uomini e donne (purtroppo) che con facce di bronzo e coscienze di trippa continuano a difendere la cultura marcia e folle di uno, nell’intento di tutelare le loro poltrone ed i loro profitti.
Il tam tam in città era nato in rete ed aveva preso respiro dai contatti personali di ognuna di noi, in piazza piano piano sono arrivate “le solite bizzarre” quelle che mai lasciano cadere il fardello della responsabilità civile dalle loro menti e dal loro cuore, poi le giovani donne con i loro cartelli, altre donne che forse mai prima avevano pensato di partecipare ad una manifestazione di piazza.
Non c’era un palco, non c’era alcun leader, non c’era un megafono, tutte e tutti con la gioia di ritrovarsi, con la tristezza di dover ancora lottare per rivendicare dignità e rispetto in una cultura dominante che ti vorrebbe fragile da proteggere o forte da sfruttare.
A Catanzaro non c’erano mutande appese, ogni grido espresso sui tabelloni, sui volantini, sugli striscioni era originale, maturo, politico.
Il grido emozionato di Sorella Rozzi: Brave!!! Ha salutato l’ingresso nella piazza dello striscione portato dalle Infermiere che rivendicavano la loro professionalità e la loro dignità offese da un gioco non più tollerabile se praticato da vecchi, straricchi signori e giovani fanciulle in cerca di dorate, facili, veloci sistemazioni.
Mancavano alcune donne, quelle che, ancora una volta, dall’abisso delle loro profonde riflessioni e dalle vette dei loro ideali sulle relazioni con il mondo femminile, hanno preso le distanze dalla realtà del qui ed ora. Si possono macinare chilometri per incontrare, discutere cerebralmente, donne ed uomini parimenti illuminati, parlarsi addosso, registrarsi e pubblicarsi, ma senza mai metterci un briciolo di anima, uno slancio di amore autentico, di tolleranza serena, insomma un interesse vero che ha come costo semplice il fermarsi ad aspettare o ascoltare.
Esiste un cerchio nel quale regna la superbia intellettuale che nutre il “Pensiero Dominante” e se non bevi a quella fonte non desti interesse, non sei coltivabile, non produci, non puoi condividere “Cultura”.
Amen.
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