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La protesta in Brasile ridimensiona la passione del calcio!

La protesta in Brasile ridimensiona la passione del calcio!

Dal nostro corrispondente a Rio De Janeiro EMANUELE PANCI

Un corteo di protesta a Rio De Janeiro visto dall’alto

Durante la Confederation Cup i brasiliani protestano e mostrano che il calcio non è più la prima passione Nazionale. 

Sono giorni caldi in Brasile, non per il clima, non per la coppa, ma per l’aria di malessere e mal contento che attraversa tutto il paese. Nelle maggiori città brasiliane si sono svolte nell’ultimo mese numerose manifestazioni di protesta che hanno visto la partecipazione di milioni di brasiliani. Il motivo scatenante è stato l’aumento del biglietto dell’autobus, che è passato da un costo di 2.75 reais a 2.95 reais. Cosa inaccettabile a detta dei manifestanti, che reclamano il non giustificato motivo dell’aumento, viste le condizioni pessime degli autobus, e delle forme in cui la popolazione è costretta a viaggiare negli stessi. La manifestazione sta prendendo contorni storici e scenari del tutto nuovi. Storici: perché il popolo brasiliano è da sempre restio nello scendere in piazza e manifestare il proprio malcontento. Infatti, una manifestazione di queste dimensioni non si vedeva dal lontano 1984, con la “Diretas-Já”, quando i brasiliani scesero in Piazza per rivendicare il diritto di scegliere il proprio rappresentante politico, o nella manifestazione del 1992, quando scesero nuovamente in piazza dopo lo scandalo di corruzione nella quale fu coinvolto l’allora presidente Fernando Collor de Mello. Scenari del tutto nuovi, perché nonostante la nazionale sia impegnata nella Confederation Cup, che tra l’altro si svolge proprio in Brasile, il popolo  brasiliano sembra non essere minimamente interessato all’evento, ma totalmente concentrato nella manifestazione. Cosa del tutto particolare per un paese che vive con la passione del calcio.
La manifestazione attuale, al contrario di quella del 1984 e del 1992 non conta sull’appoggio di nessun movimento e/o partito politico. Il movimento di protesta si espande, si diffonde e prende forma tramite social network. Per i manifestanti, la protesta non deve avere colori. Le prime forme di protesta sono iniziate circa un mese fa, nella città di São Paulo, quando una sparuta minoranza si opponeva all’aumento dei prezzi. Poi con il trascorrere dei giorni il malcontento si è allargato a macchia d’olio nelle altre città del territorio nazionale. E settimanalmente si stanno mobilizzando tutti: giovani e meno giovani, studenti e lavoratori, tutti universalmente uniti. Giornalmente, nei social network non si parla d’altro. Il capitolo calcio, paradossalmente, non è minimante sfiorato, per il popolo brasiliano l’attenzione è tutta nella e per la protesta.
L’imponenza delle manifestazioni e il grande dissenso mostrato dai cittadini hanno rapidamente portato al blocco degli aumenti ed al ripristino della vecchia tariffa. Questo tardivo ripensamento, però, non ha fermato l’onda della protesta che ha puntato il dito verso gli eccessivi investimenti compiuti per l’organizzazione dei Mondiali di calcio e delle Olimpiadi 2016, verso la piaga della corruzione e l’insufficienza degli investimenti per la salute e l’istruzione.
Nell’ultima manifestazione tenutasi a Rio de Janeiro, uno sparuto gruppo di manifestanti ha dato vita a pesanti scontri con la polizia. Nelle strade si sono create vere e proprie scene di guerriglia urbana che si sono protratte per l’intera notte. Al momento non sono previste nuove manifestazioni, ma il clima nel paese rimane teso.


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