Dall’eroina degli anni’80 alle droghe sintetiche di metà anni’90, lo scenario sullo sfondo è sempre Ostia, emblema di una periferia dura, (molto più alienante di quella di “Amore tossico”), dove la “vita reale” ti porta inevitabilmente ad incarognirti.
“Non essere cattivo” film postumo di Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea, dona un affresco fedele della vita quotidiana degli ultimi, dei reietti della società, tossici, scippatori e coatti di quartiere raccontati senza enfasi, ma nella loro disarmante naturalezza; un film che qualcuno, (forse un po’ forzatamente) l’altra faccia del paese rispetto a “la grande bellezza”, e qualcun altro di stampo “post-pasoliniano” perchè pur raccontando la vita degli ultimi, lo fa in uno scenario mutato. Di seguito una recensione di una nostra lettrice.
Non è del tutto un male il fatto che “Non essere cattivo” sia stato presentato a Venezia 72 come fuori concorso, dal momento che probabilmente avrebbe (in maniera del tutto meritata) sbancato, suscitando le polemiche di quanti avrebbero tacciato la giuria di sentimentalismo se avesse assegnato dei riconoscimenti al film postumo di un regista purtroppo sottovalutato e del quale, probabilmente, si inizieranno a tessere le lodi solo ora. Ma Claudio Caligari (Arona, 7 febbraio 1948 – Roma, 26 maggio 2015), lo stesso di Amore Tossico (1983) e di L’odore della notte (1998), quei premi li merita, così come li meritano i suoi attori (Luca Marinelli e Alessandro Borghi), Cesare e Vittorio, i suoi “ragazzi di vita”, randagi dai sogni atrofizzati e amici per la pelle che tirano a campare vivendo di furti e spaccio nella Ostia di metà anni novanta.
Il film è una continua auto citazione ad Amore tossico, a cominciare dalla celebre scena del gelato e dal nome del protagonista, tanto per citarne qualcuna, ma – a differenza del primo lungo – Non essere cattivo apre uno spiraglio di riscatto e di speranza e irradia da subito una carica emotiva sensazionale che ti lascia interdetto mentre realizzi di ridere amaramente con le stesse lacrime che un momento dopo si trasformano in commozione.
Nonostante il finale un po’ melodrammatico, il film non è mai stucchevole, merito soprattutto degli attori dal talento da fuoriclasse e della bravura di Silvia D’Amico e Roberta Mattei, interpreti di Viviana e Linda.
La dura periferia di Ostia nel film postumo di Caligari
Dall’eroina degli anni’80 alle droghe sintetiche di metà anni’90, lo scenario sullo sfondo è sempre Ostia, emblema di una periferia dura, (molto più alienante di quella di “Amore tossico”), dove la “vita reale” ti porta inevitabilmente ad incarognirti.
“Non essere cattivo” film postumo di Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea, dona un affresco fedele della vita quotidiana degli ultimi, dei reietti della società, tossici, scippatori e coatti di quartiere raccontati senza enfasi, ma nella loro disarmante naturalezza; un film che qualcuno, (forse un po’ forzatamente) l’altra faccia del paese rispetto a “la grande bellezza”, e qualcun altro di stampo “post-pasoliniano” perchè pur raccontando la vita degli ultimi, lo fa in uno scenario mutato. Di seguito una recensione di una nostra lettrice.
Non è del tutto un male il fatto che “Non essere cattivo” sia stato presentato a Venezia 72 come fuori concorso, dal momento che probabilmente avrebbe (in maniera del tutto meritata) sbancato, suscitando le polemiche di quanti avrebbero tacciato la giuria di sentimentalismo se avesse assegnato dei riconoscimenti al film postumo di un regista purtroppo sottovalutato e del quale, probabilmente, si inizieranno a tessere le lodi solo ora. Ma Claudio Caligari (Arona, 7 febbraio 1948 – Roma, 26 maggio 2015), lo stesso di Amore Tossico (1983) e di L’odore della notte (1998), quei premi li merita, così come li meritano i suoi attori (Luca Marinelli e Alessandro Borghi), Cesare e Vittorio, i suoi “ragazzi di vita”, randagi dai sogni atrofizzati e amici per la pelle che tirano a campare vivendo di furti e spaccio nella Ostia di metà anni novanta.
Il film è una continua auto citazione ad Amore tossico, a cominciare dalla celebre scena del gelato e dal nome del protagonista, tanto per citarne qualcuna, ma – a differenza del primo lungo – Non essere cattivo apre uno spiraglio di riscatto e di speranza e irradia da subito una carica emotiva sensazionale che ti lascia interdetto mentre realizzi di ridere amaramente con le stesse lacrime che un momento dopo si trasformano in commozione.
Nonostante il finale un po’ melodrammatico, il film non è mai stucchevole, merito soprattutto degli attori dal talento da fuoriclasse e della bravura di Silvia D’Amico e Roberta Mattei, interpreti di Viviana e Linda.
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