CATANZARO. Presentato alla Ubik il libro di Giuseppe Baldessarro e Gianluca Ursini “Il caso Fallara. Storia del “modello Reggio” e del suo tragico epilogo”. La dirigente del settore finanze e tributi di Palazzo San Giorgio avrà di certo sbagliato, ma, si chiedono gli autori, gli altri dov’erano? Può essere additata come l’unica responsabile di un buco di oltre 170 mln?
Alcuni giornalisti e alcuni consiglieri comunali di Reggio Calabria per anni hanno denunciato lo stato di dissesto che alcune scelte scellerate dell’amministrazione Scopelliti, o l’applicazione scientifica del “modello reggio”, stavano determinando per le casse di Palazzo San Giorgio. In cambio hanno ricevuto solo denigrazione e discredito perchè, si sà, nell’Italia del berlusconismo chi fa emergere le contradizzioni, chi si batte per l’affermazione della legalità denunciando le malefatte del potere è un nemico che fa un grave torto all’immagine, in questo caso, della Calabria. Figuriamoci nella nostra regione, l’ultimo avamposto di un sistema che ha portato il nostro Paese allo sfascio, o per usare una definizione cara a Gianluca Ursini, la Salò del berlusconismo. Orsola Fallara l’avete uccisa voi, tuonavono gli adepti di Scopelliti contro chi non aveva fatto altro che il proprio dovere: raccontare i fatti. La vicenda della dirigente del Settore Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria, morta il 17 dicembre 2010 dopo aver ingerito dell’acido muriatico, ha sconvolto la nostra terra. Quanto emerge dalla relazioni degli ispettori della Procura della Repubblica e del Ministero dell’Economia, rende giustizia a chi certe imperizie amministrative le ha denunciate per anni. Ma che cos’è questo benedetto “modello Reggio”?
Secondo gli autori del libro presentato ieri alla Ubik è un modello “presentato come una strategia di sviluppo e modernizzazione, frutto di una politica del “fare” realizzata dal sindaco Giuseppe Scopelliti, oggi Governatore della Regione Calabria, che si è rivelato essere una gestione disinvolta della spesa pubblica che ha originato ingenti debiti e buchi di bilancio”. «Sono due – ha detto Peppe Baldessarro – i punti fondamentali su cui si erge tale modello: da una parte la distribuzione di denaro (quasi) a pioggia, dall’altra la promozione ossessiva mediante i mezzi di comunicazione della propria immagine che ha come unico obiettivo la ricerca del consenso». L’immagine prima di tutto, insomma. Una gestione amministrativa che ha generato un buco di 170 milioni di euro lasciando una città povera di servizi, con debiti sparsi tra dipendenti, società pubbliche e private e tasse alle stelle, ma soprattutto un insieme di responsabilità da definire da quando la dirigente comunale è morta suicida. Orsola Fallara avrà di certo sbagliato, ma, si chiedono gli autori, gli altri dov’erano? Può essere additata come l’unica responsabile di un buco di oltre 170 mln di euro?
Il libro, a un mese dalla pubblicazione è già alla seconda ristampa. Nessun espononte politico o istituzionale ha sollevato obiezioni. Forse perchè – come ha osservato Baldessarro – “non è altro che un’inchiesta giornalistica documentata dal primo all’ultimo rigo”. E la stampa locale? Perchè non ha seguito l’appuntamento? Fatta salva qualche illustre eccezione, di nostri colleghi neanche l’ombra.
Il caso Fallara e la Salò del berlusconismo
CATANZARO. Presentato alla Ubik il libro di Giuseppe Baldessarro e Gianluca Ursini “Il caso Fallara. Storia del “modello Reggio” e del suo tragico epilogo”. La dirigente del settore finanze e tributi di Palazzo San Giorgio avrà di certo sbagliato, ma, si chiedono gli autori, gli altri dov’erano? Può essere additata come l’unica responsabile di un buco di oltre 170 mln?
Alcuni giornalisti e alcuni consiglieri comunali di Reggio Calabria per anni hanno denunciato lo stato di dissesto che alcune scelte scellerate dell’amministrazione Scopelliti, o l’applicazione scientifica del “modello reggio”, stavano determinando per le casse di Palazzo San Giorgio. In cambio hanno ricevuto solo denigrazione e discredito perchè, si sà, nell’Italia del berlusconismo chi fa emergere le contradizzioni, chi si batte per l’affermazione della legalità denunciando le malefatte del potere è un nemico che fa un grave torto all’immagine, in questo caso, della Calabria. Figuriamoci nella nostra regione, l’ultimo avamposto di un sistema che ha portato il nostro Paese allo sfascio, o per usare una definizione cara a Gianluca Ursini, la Salò del berlusconismo. Orsola Fallara l’avete uccisa voi, tuonavono gli adepti di Scopelliti contro chi non aveva fatto altro che il proprio dovere: raccontare i fatti. La vicenda della dirigente del Settore Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria, morta il 17 dicembre 2010 dopo aver ingerito dell’acido muriatico, ha sconvolto la nostra terra. Quanto emerge dalla relazioni degli ispettori della Procura della Repubblica e del Ministero dell’Economia, rende giustizia a chi certe imperizie amministrative le ha denunciate per anni. Ma che cos’è questo benedetto “modello Reggio”?
Secondo gli autori del libro presentato ieri alla Ubik è un modello “presentato come una strategia di sviluppo e modernizzazione, frutto di una politica del “fare” realizzata dal sindaco Giuseppe Scopelliti, oggi Governatore della Regione Calabria, che si è rivelato essere una gestione disinvolta della spesa pubblica che ha originato ingenti debiti e buchi di bilancio”. «Sono due – ha detto Peppe Baldessarro – i punti fondamentali su cui si erge tale modello: da una parte la distribuzione di denaro (quasi) a pioggia, dall’altra la promozione ossessiva mediante i mezzi di comunicazione della propria immagine che ha come unico obiettivo la ricerca del consenso». L’immagine prima di tutto, insomma. Una gestione amministrativa che ha generato un buco di 170 milioni di euro lasciando una città povera di servizi, con debiti sparsi tra dipendenti, società pubbliche e private e tasse alle stelle, ma soprattutto un insieme di responsabilità da definire da quando la dirigente comunale è morta suicida. Orsola Fallara avrà di certo sbagliato, ma, si chiedono gli autori, gli altri dov’erano? Può essere additata come l’unica responsabile di un buco di oltre 170 mln di euro?
Il libro, a un mese dalla pubblicazione è già alla seconda ristampa. Nessun espononte politico o istituzionale ha sollevato obiezioni. Forse perchè – come ha osservato Baldessarro – “non è altro che un’inchiesta giornalistica documentata dal primo all’ultimo rigo”. E la stampa locale? Perchè non ha seguito l’appuntamento? Fatta salva qualche illustre eccezione, di nostri colleghi neanche l’ombra.
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