La giunta dell’ex missino Senatore fece erigere un gladio come simbolo di pace su Parco Pignera, ma un simbolo di morte non può essere simbolo di pace. Ora, nel giorno della Shoah, chiediamo al sindaco Vallone di mantenere gli impegni del programma elettorale: o lo si cambia o lo si abbatte.
Un simbolo di morte non può essere simbolo di pace. Il gladio issato sul parco Pignera a Crotone dalla giunta dell’ex missino Pasquale Senatore, non può non provocare un sentimento di rabbia e frustrazione in un giorno come il 27 gennaio. Il giorno in cui l’Europa, il mondo, ricordano. Ricordano il dramma di milioni di ebrei, sinti, rom, omosessuali, disabili, che furono trucidati dagli ignobili squadroni della morte di Hitler. Ad Auschwitz come in altri centinaia di campi di concentramento. Il 27 gennaio è il giorno in cui l’orrore, già conosciuto e taciuto da molti, diventa realtà. Il giorno in cui i soldati dell’armata Rossa di Mosca arrivano ad Auschwitz e mostrano al mondo intero l’orrore, il dramma, la morte, l’efferatezza dell’uomo. A quel massacro, il più nero della storia dell’umanità, diedero il loro contributo, e non da poco, i nazifascisti italiani. Primi tra tutti i fascisti della Decima Mas, lo squadrone della morte di Mussolini che, guarda caso, aveva come simbolo il gladio. Lo stesso identico di quello issato su parco Pignera dalla giunta Senatore con tanto di inaugurazione. Motivandolo come monumento di rappacificazione tra chi combatteva al fianco dei tedeschi consapevoli di quello che accadeva in Europa, e chi, lasciati i figli, le mogli e gli affetti più cari e senza niente in cambio, ha imbracciato il fucile, è salito sui monti e ha difeso l’Italia e gli italiani. Quelli che oggi respirano a Crotone come ad Asiago, respirano aria. Aria conquistata col sangue dei partigiani versato per difendere la democrazia (la stessa che qualcuno sta cercando di disintegrare a colpi di decreti legge) e la libertà. Già, libertà. Parola della quale si è appropriato uno schieramento politico che di libertà e democrazia non sa nemmeno il significato. Ma torniamo al gladio. Quell’obbrobrio di marmo e acciaio che dovrebbe rappresentare la pace (quale?). Eppure la giunta del sindaco Peppino Vallone aveva messo nel suo programma la trasformazione di quel “monumento” da gladio in qualcosa che davvero avrebbe dovuto rappresentare pace, tranquillità. L’allora vicesindaco (ora deceduto) Dionigi Caiazza aveva anche bandito un concorso di idee per ottenere quel risultato. Ma spesso l’oblio si impossessa delle menti umane, soprattutto quando vengono obnubilate da interessi altri. Una delibera, un concorso, una candidatura alle regionali, oppure chilometri di asfalto. Il rischio è proprio l’oblio. Quello che deve essere evitato alle generazioni future. Per cui, caro sindaco, le chiedo, nel giorno della memoria, nel giorno del dolore, nel giorno dell’orrore più grande che l’umanità abbia mai conosciuto, che fine ha fatto quel progetto? Per quanto tempo ancora dovremo vedere quel simbolo di morte sulla collina crotonese? Quali altre offese devono essere portare a chi col sangue ha aiutato l’Italia e gli italiani ad avere l’aria che oggi respirano? Non vorrei sbagliare, ma proprio la trasformazione del gladio era nel programma elettorale del centrosinistra quando il candidato a sindaco fu Peppino Vallone. Allora se non si vuole abbatterlo almeno lo si trasformi in una colomba, lo si capovolga e lo si in infili in terra, ma per favore restituite la dignità alle persone che hanno combattuto per l’Italia e per la libertà degli italiani: i partigiani.
In memoria del comandante partigiano crotonese Giulio Nicoletta e dei partigiani di tutto il mondo.
Giorno della memoria: abbattiamo il gladio a Crotone
La giunta dell’ex missino Senatore fece erigere un gladio come simbolo di pace su Parco Pignera, ma un simbolo di morte non può essere simbolo di pace. Ora, nel giorno della Shoah, chiediamo al sindaco Vallone di mantenere gli impegni del programma elettorale: o lo si cambia o lo si abbatte.
Un simbolo di morte non può essere simbolo di pace. Il gladio issato sul parco Pignera a Crotone dalla giunta dell’ex missino Pasquale Senatore, non può non provocare un sentimento di rabbia e frustrazione in un giorno come il 27 gennaio. Il giorno in cui l’Europa, il mondo, ricordano. Ricordano il dramma di milioni di ebrei, sinti, rom, omosessuali, disabili, che furono trucidati dagli ignobili squadroni della morte di Hitler. Ad Auschwitz come in altri centinaia di campi di concentramento. Il 27 gennaio è il giorno in cui l’orrore, già conosciuto e taciuto da molti, diventa realtà. Il giorno in cui i soldati dell’armata Rossa di Mosca arrivano ad Auschwitz e mostrano al mondo intero l’orrore, il dramma, la morte, l’efferatezza dell’uomo. A quel massacro, il più nero della storia dell’umanità, diedero il loro contributo, e non da poco, i nazifascisti italiani. Primi tra tutti i fascisti della Decima Mas, lo squadrone della morte di Mussolini che, guarda caso, aveva come simbolo il gladio. Lo stesso identico di quello issato su parco Pignera dalla giunta Senatore con tanto di inaugurazione. Motivandolo come monumento di rappacificazione tra chi combatteva al fianco dei tedeschi consapevoli di quello che accadeva in Europa, e chi, lasciati i figli, le mogli e gli affetti più cari e senza niente in cambio, ha imbracciato il fucile, è salito sui monti e ha difeso l’Italia e gli italiani. Quelli che oggi respirano a Crotone come ad Asiago, respirano aria. Aria conquistata col sangue dei partigiani versato per difendere la democrazia (la stessa che qualcuno sta cercando di disintegrare a colpi di decreti legge) e la libertà. Già, libertà. Parola della quale si è appropriato uno schieramento politico che di libertà e democrazia non sa nemmeno il significato. Ma torniamo al gladio. Quell’obbrobrio di marmo e acciaio che dovrebbe rappresentare la pace (quale?). Eppure la giunta del sindaco Peppino Vallone aveva messo nel suo programma la trasformazione di quel “monumento” da gladio in qualcosa che davvero avrebbe dovuto rappresentare pace, tranquillità. L’allora vicesindaco (ora deceduto) Dionigi Caiazza aveva anche bandito un concorso di idee per ottenere quel risultato. Ma spesso l’oblio si impossessa delle menti umane, soprattutto quando vengono obnubilate da interessi altri. Una delibera, un concorso, una candidatura alle regionali, oppure chilometri di asfalto. Il rischio è proprio l’oblio. Quello che deve essere evitato alle generazioni future. Per cui, caro sindaco, le chiedo, nel giorno della memoria, nel giorno del dolore, nel giorno dell’orrore più grande che l’umanità abbia mai conosciuto, che fine ha fatto quel progetto? Per quanto tempo ancora dovremo vedere quel simbolo di morte sulla collina crotonese? Quali altre offese devono essere portare a chi col sangue ha aiutato l’Italia e gli italiani ad avere l’aria che oggi respirano? Non vorrei sbagliare, ma proprio la trasformazione del gladio era nel programma elettorale del centrosinistra quando il candidato a sindaco fu Peppino Vallone. Allora se non si vuole abbatterlo almeno lo si trasformi in una colomba, lo si capovolga e lo si in infili in terra, ma per favore restituite la dignità alle persone che hanno combattuto per l’Italia e per la libertà degli italiani: i partigiani.
In memoria del comandante partigiano crotonese Giulio Nicoletta e dei partigiani di tutto il mondo.
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