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Festa del cinema di Roma. In ribasso nei numeri ma vince la qualità delle opere

Festa del cinema di Roma. In ribasso nei numeri ma vince la qualità delle opere

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Four Kings, opera prima della regista tedesca Theresa Von Eltz, premio per il miglior film in concorso

Passata oltre una settimana dalla conclusione della decima edizione della Festa del cinema di Roma, la prima sotto la direzione di Antonio Monda, emerge – e si sedimenta – un’impressione sicuramente positiva per quanto riguarda la media della qualità dei film proposti: 53 film da ben 24 Paesi differenti; una formula priva di giurie e premi (escluso quello del pubblico) che ha limitato la “mondanità” o forse  sarebbe meglio dire il “Red Carpet”.

Prima di un piccolo bilancio fatto di numeri e non di un puro impressionismo glam sociologico, ricordiamo i vincitori dei pochi premi assegnati dalla Festa. Il premio del pubblico, assegnato Domenica scorsa e che è andato al film Angry Indian Goddesses del regista indiano Pan Nalin.

Per la sezione “Alice nella città”, il premio per il miglior film in concorso va a Four Kings, opera prima della regista tedesca Theresa Von Eltz.

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Mustang della regista turca Deniz Gamze Erguven

Menzione Speciale a Mustang della regista turca Deniz Gamze Erguven e ancora premio Taodue Camera d’Oro per la miglior opera prima va a The Wolfpack di Crystal Moselle.

Nei numeri, la decima edizione della Festa del Cinema di Roma si chiude in ribasso rispetto alla precedente, sia dal punto di vista degli incassi che da quello della partecipazione. L’incasso totale è stato di 215mila euro, circa il 20 per cento in meno rispetto al 2014, con un calo di 68mila euro. Oltre 35mila, invece, i biglietti venduti con una contrazione del 21 per cento rispetto allo scorso anno. Numeri che non sanciscono un successo, almeno dal punto di vista economico, ma che trovano comunque alcune giustificazioni prima fra tutte l’esclusione della sala più grande dell’Auditorium che, durante il periodo, aveva un potenziale di 13 mila spettatori; sala che tornerà in uso nel 2017, ultimo mandato da contratto triennale di Antonio Monda. In questi due anni di assestamento di una Festa – certo ridimensionata nei fasti e nel richiamo di “pubblico popolare” –  potremo comprendere e verificare un inizio di un percorso secondo gli organizzatori strategico, rendere cioè la Fondazione un soggetto capace di lavorare tutto l’anno su Roma con l’ambizione, coinvolgendo diverse sale e quartieri, di produrre eventi sparsi in tutta la città.

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The Wolfpack di Crystal Moselle, premio Taodue Camera d’Oro per la miglior opera prima

Inutile negare che le sorti della Festa/Festival più che frutto di un progetto e di una programmazione a lungo termine sono le necessità/virtù delle conseguenze della disastrosa politica romana. Ma ribadiamo, tra 313 proiezioni di cui 176 a pagamento e 137 gratuite, vince la qualità media delle 37 opere proiettate in selezione ufficiale e degli “incontri ravvicinati” con registi e attori; successo anche nelle cifre della sezione autonoma e parallela Alice nella Città, che registra un +14% di incremento tra pubblico e accreditati.

Da parte dei media nazionali e internazionali, La Festa è stata raccontata da oltre 4200  articoli apparsi sul web, 712 gli articoli sui quotidiani nazionali e 645 quelli su media internazionali e 199 i lanci d’agenzia.

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Angry Indian Goddesses del regista indiano Pan Nalin vincitore del premio del pubblico

Ispirandosi dichiaratamente al  New York Film Festival con una idea di Festa – vetrina dove poter assistere alle proiezioni dei migliori film provenienti da ogni parte del mondo, sappiamo come il cammino sia  ancora pieno di zavorre e provincialismi.

Ma fuori di nuovi piccoli poteri si può tentare di riscrivere – proiettare una mappa diffusa su un’area metropolitana. A chi suggerisce una Festa più “attraente e partecipata” diamo arrivederci al prossimo anno che vedrà la sua 11ma Festa probabilmente dal 13 al 22 ottobre 2016.

Dal corrispondente Marco Guarella


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