Il regista calabrese Gianni Amelio
Registro di classe, firmato da Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani, film costruito su materiali d’archivio racconta l’avventura e le avventure della scuola e del suo Sistema in Italia. Il regista calabrese insieme alla sua montatrice ci porta all’interno dell’evoluzione del mondo dell’educazione, concentrandosi su chi frequentava la “scuola dell’obbligo”, con testimonianze di bambini, genitori e maestre.go
I filmati inclusi in Registro di classe raccontano il servizio scolastico dall’Italia monarchica fino al 1960 circa e sono solo la prima parte di questo progetto. Film, dedicato a Sandro Onofri al cui omonimo libro Amelio e Pagliarani si ispirano. Qui parliamo e giochiamo sulla ambivalenza terminologica di classe come stanza della scuola e di Classe come status sociale.
Amelio, il cui “secondo libro” è in produzione e comprenderà il periodo dagli anni 70 ad oggi, dipinge fino agli anni ’60 un quadro preciso della scuola italiana da nord a sud mostrandoci che tante cose, in più di un secolo, non sono ancora cambiate. La narrazione si svolge con una modalità piuttosto classica, dal versante poetico-didascalico ad una serie di emozionanti – in una meticolosa selezione – documenti di repertorio; questi filmati originali, senza il sostegno di una voce narrante, raccontano un progetto di grande rilevanza educativa.
Si parte parte dall’educazione dei piccoli Balilla del regime fascista fino ad arrivare alla neo lingua degli anni Sessanta, dove una moltitudine di ragazzi – ancora caratterizzata dalla regione di appartenenza – veneti, sardi, napoletani devono svolgere i compiti a casa. Si ricordano i corsi serali dove una italia contadina ed operai si sforzava dopo il lavoro di alfabetizzarsi anche come riscatto sociale, di classe.
Nel 1960 avviene una cesura simbolica attraverso la ricerca di nuovi linguaggi e di nuove forme di acquisizione del linguaggio. l’Istituzione scolastica, che nella lingua ufficiale raccontava un elemento di condivisione e di forza per superare differenze culturali e geografiche, si trovava sospinta anche dalla egemonia dei media televisivi e meta mito cinematografici. La scuola ‘dell’obbligo’ in realtà la ‘scuola del diritto’Il tema del dialetto, provava a modificare l’unico idioma che fino agli anni ’60 almeno era la lingua del popolo, il dialetto.
Sappiamo pure che dalla formazione dello Stato Unitario questo dibattito non si è mai tradotto in pratiche concrete e radicali che potessero fornire al sistema scolastico italiano una vera standardizzazione della qualità lungo tutta la Penisola, limiti ed incapacità trascinati sino ad oggi con le conseguenze che vediamo quotidianamente : l’edilizia scolastica o la totale mancanza di servizi in alcune zone d’Italia.
Con un “naturale successo” – fatto di finanziamenti e volontà politico religiose – delle scuole private che segnano il disarmo culturale dello Stato repubblicano. La parola che riguarda ormai una popolazione multiculturale segna nei dati dell’oggi, come i dialetti sono sostituiti dalle lingue materne dei tantissimi alunni extracomunitari che affollano con una media del 30 per cento le classi italiane.
Un documentario pieno, fatto con la preoccupazione del futuro della scuola di oggi, nella convinzione che la differenza di classe – anche e prima di tutto sul piano linguistico – limiti quella forma di progresso che è proprio l’uso del linguaggio in maniera consapevole.
Dal corrispondente Marco Guarella
Festa del cinema di Roma. Gianni Amelio racconta le avventure della scuola italiana
Il regista calabrese Gianni Amelio
Registro di classe, firmato da Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani, film costruito su materiali d’archivio racconta l’avventura e le avventure della scuola e del suo Sistema in Italia. Il regista calabrese insieme alla sua montatrice ci porta all’interno dell’evoluzione del mondo dell’educazione, concentrandosi su chi frequentava la “scuola dell’obbligo”, con testimonianze di bambini, genitori e maestre.go
I filmati inclusi in Registro di classe raccontano il servizio scolastico dall’Italia monarchica fino al 1960 circa e sono solo la prima parte di questo progetto. Film, dedicato a Sandro Onofri al cui omonimo libro Amelio e Pagliarani si ispirano. Qui parliamo e giochiamo sulla ambivalenza terminologica di classe come stanza della scuola e di Classe come status sociale.
Amelio, il cui “secondo libro” è in produzione e comprenderà il periodo dagli anni 70 ad oggi, dipinge fino agli anni ’60 un quadro preciso della scuola italiana da nord a sud mostrandoci che tante cose, in più di un secolo, non sono ancora cambiate. La narrazione si svolge con una modalità piuttosto classica, dal versante poetico-didascalico ad una serie di emozionanti – in una meticolosa selezione – documenti di repertorio; questi filmati originali, senza il sostegno di una voce narrante, raccontano un progetto di grande rilevanza educativa.
Si parte parte dall’educazione dei piccoli Balilla del regime fascista fino ad arrivare alla neo lingua degli anni Sessanta, dove una moltitudine di ragazzi – ancora caratterizzata dalla regione di appartenenza – veneti, sardi, napoletani devono svolgere i compiti a casa. Si ricordano i corsi serali dove una italia contadina ed operai si sforzava dopo il lavoro di alfabetizzarsi anche come riscatto sociale, di classe.
Nel 1960 avviene una cesura simbolica attraverso la ricerca di nuovi linguaggi e di nuove forme di acquisizione del linguaggio. l’Istituzione scolastica, che nella lingua ufficiale raccontava un elemento di condivisione e di forza per superare differenze culturali e geografiche, si trovava sospinta anche dalla egemonia dei media televisivi e meta mito cinematografici. La scuola ‘dell’obbligo’ in realtà la ‘scuola del diritto’Il tema del dialetto, provava a modificare l’unico idioma che fino agli anni ’60 almeno era la lingua del popolo, il dialetto.
Sappiamo pure che dalla formazione dello Stato Unitario questo dibattito non si è mai tradotto in pratiche concrete e radicali che potessero fornire al sistema scolastico italiano una vera standardizzazione della qualità lungo tutta la Penisola, limiti ed incapacità trascinati sino ad oggi con le conseguenze che vediamo quotidianamente : l’edilizia scolastica o la totale mancanza di servizi in alcune zone d’Italia.
Con un “naturale successo” – fatto di finanziamenti e volontà politico religiose – delle scuole private che segnano il disarmo culturale dello Stato repubblicano. La parola che riguarda ormai una popolazione multiculturale segna nei dati dell’oggi, come i dialetti sono sostituiti dalle lingue materne dei tantissimi alunni extracomunitari che affollano con una media del 30 per cento le classi italiane.
Un documentario pieno, fatto con la preoccupazione del futuro della scuola di oggi, nella convinzione che la differenza di classe – anche e prima di tutto sul piano linguistico – limiti quella forma di progresso che è proprio l’uso del linguaggio in maniera consapevole.
Dal corrispondente Marco Guarella
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