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E’ morto Hugo, Hugo è vivo…!

E’ morto Hugo, Hugo è vivo…!

 Il compianto leader è stato in grado di far rivivere un sistema di idee e di azioni sociali che sembrava inesorabilmente destinato all’estinzione e che invece, proprio grazie all’opera di Chavez è tornato ad infiammare i cuori di milioni di uomini di tutto il mondo alla donchisciottesca ricerca dell’uguaglianza e della giustizia sociale 

“Se volete sapere chi è stato Chávez, guardate chi piange la sua scomparsa, e guardate quelli che ne gioiscono: così avrete la vostra risposta!”
Forse è proprio questa dichiarazione, inusualmente lapidaria di Fidel Castro, insieme alle commoventi immagini della fiumana umana del corteo funebre a costituire le più esaustive spiegazioni di cosa abbia rappresentato la parabola sociale, umana e politica di Hugo Chavez.
Con buona pace dei quotidiani e degli editorialisti italiani, soprattutto di quelli che si ritengono i più progressisti, (dimentichi evidentemente del contesto nazionale in cui ci ritroviamo a vivere noi) che hanno calcato la mano sui caratteri “caudillisti” e sull’accentramento massmediatico da parte del leader venezuelano; la storia si ricorderà di Chavez per altro. Non fosse altro che a differenza di quanto una persona poco informata sulle dinamiche venezuelane sarebbe portato a credere, l’opera politica di Chavez si è svolta in un contesto pienamente democratico, come ammise anche l’ex Presidente USA Jimmy Carter, partecipando a tutte le elezioni che si sono tenute in Venezuela dal 1998 vincendo, tra elezioni e referendum, in quattordici casi su quindici; tant’è che ai “commentatori democratici” nelle ultime elezioni del 2012 non restava che accontentarsi di annotare la perdita di qualche punto percentuale da parte sua.
Cio’ che è intangibile è il fatto che il compianto leader sia stato in grado di far rivivere, dandovi una nuova linfa, un sistema di idee e di azioni sociali che sembrava inesorabilmente destinato all’estinzione e che invece, proprio grazie all’opera di Hugo è tornato ad infiammare i cuori di milioni di uomini di tutto il mondo alla donchisciottesca ricerca dell’uguaglianza e della giustizia sociale e sfiancati dalle sconfitte patite nella storia recente. Ebbene, Chavez è stato in grado di sfidare apertamente l’arroganza neoliberista e la prepotenza dei mercati, sconfessandoli attraverso il controllo del deficit, la nazionalizzazione delle principali imprese e la redistribuzione degli utili, dimostrando concretamente che esiste un altro modo di gestione della cosa pubblica senza dover gonfiare le tasche delle ristrette cerchie di affaristi e speculatori e anteponendo l’etica ed il valore delle persone al dio denaro.
Ma soprattutto, a giovarne sono state le sterminate masse di diseredati venezuelani e sudamericani in generale a cui è stata restituita la dignità e che sono stati i principali beneficiari della democrazia partecipativa promossa dal socialismo bolivariano che proprio sul sostegno dal basso ha potuto contare nei momenti più tribolati. Un esempio su tutti è fornito dalla sollevazione popolare che lo riportò al potere dopo che un colpo di stato organizzato in combutta da Washington con le opposizioni locali lo aveva rovesciato nell’aprile del 2002. Perché, se ne facciano una ragione tutti i media illuminati: in Venezuela, così come in buona parte del resto del mondo il divario e la tensione esistente tra due blocchi sociali, quella che qualcuno che non temerebbe di sembrare desueto chiamerebbe lotta di classe, (che per semplificare potremmo identificare come la minoranza di possidenti ed una larga minoranza di indigenti) è palpabile e ben presente a chi li vive sulla propria pelle. E’ proprio perché sviluppato in queste condizioni impervie che non si devono sottovalutare i risultati ottenuti in questi anni contro le piaghe dell’indigenza, del disagio sociale, dell’analfabetismo, della mortalità infantile e delle discriminazioni contro gli omosessuali con risultati a dir poco sbalorditivi, assicurando una minima copertura sanitaria ed assistenziale a tutti i venezuelani.
Naturalmente nessuno intende affermare che il Venezuela rappresenti una sorta di paradiso terrestre, anzi i margini di miglioramento sono ancora ampissimi. Resta tuttavia innegabile il sostanziale mutamento del quadro sociale del paese latino americano, ma in generale di tutta la regione che è rimasta influenzata dal carisma e dalle idee di Chavez che non solo iniziavano ad abbattere il muro delle diseguaglianza sociali, ma proponevano, finalmente, una nuova proposta di applicazione del socialismo, svecchiandolo anche grazie alla commistione col bolivarismo e riuscendo a far diventare l’intero continente un interlocutore politico a livello mondiale e nello specifico del Venezuela uno dei principali oppositori al nuovo ordine mondiale anche a costo di prendere posizioni scomode nello scacchiere geopolitico mondiale schierandosi inequivocabilmente nel campo antimperialista.
Infatti quello che resterà incancellabile della sua parabola politica è l’aver donato un progetto di emancipazione sociale e nazionale a tutto il Sud America mettendo apertamente in discussione l’egemonia statunitense, ed il concetto stesso di imperialismo, riuscendo a creare, come abbiamo potuto certificare proprio al suo funerale, una sorta di ponte generazionale tra i leader socialisti della prima ora, come la dirigenza rivoluzionaria cubana ed una nuova generazione di statisti che hanno intenzione di seguirne le orme, dal boliviano Evo Morales all’ecuadoregno Rafael Correa, ma il discorso si potrebbe allargare a buona parte dei leader sudamericani raggruppati nell’ALBA, pronti a raccoglierne l’eredità spirituale e politica.
E’ proprio questo il nodo cruciale: bisogna capire chi raccoglierà un’eredita allo stesso tempo lucente ed ingombrante, chi avrà ancora il coraggio e l’audacia di contrastare l’egemonia statunitense e delle multinazionali che hanno trattato il continente latinoamericano come un territorio da depredare e, soprattutto, se ne sarà in grado. Nonostante i toni saccenti di chi già vede profilarsi una guerra intestina tra i sostenitori “chavisti”, queste sono tutte domande a cui è molto difficile rispondere in questo momento in cui è ancora forte la commozione del ricordo di una delle personalità più brillanti degli ultimi decenni, talmente forte da sconfiggere in un primo momento il male che lo affliggeva e che ha saputo indicare la via verso la riscossa a chi sembrava che la storia avesse affidato univocamente il compito di subire. Quella storia che proprio sull’esempio di uomini come Chavez aspetta solo di essere riscritta attraverso il contributo di tutti coloro che ne rivendicano una comunione di intenti ad ogni latitudine e che anche grazie ad egli sono tornati a sperare in un futuro diverso.


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