Stadio Ceravolo, 11 settembre 2016: il Catanzaro ha appena battuto l’Andria. Dopo sette turni è l’unica vittoria in campionato.
CATANZARO Quintultimo, ma a 4 punti dai play off. È il primo dato che ho metabolizzato davanti alla classifica del girone C di Lega Pro, con il soporifero 0-0 in casa dell’Akragas in tasca e un punto quasi buono per rilanciarsi dopo le tre sconfitte beccate una dietro l’altra. Effetti del nuovo format sperimentale di cui è vittima la vecchia serie C, sempre più spezzatino (in streaming, a pagamento e se vogliamo un tantino indigesto) e con la griglia promozione allargata alle prime 10.
Quintultimo, appena sopra il Siracusa e il (penalizzato) Catania. Come ho provato a mettere in evidenza qui, il Catanzaro viaggia a velocità play-out. Il primo pareggio in campionato regala una tregua e rimanda al prossimo esame, sperando che i lievi progressi visti ad Agrigento non vengano sprecati. Ma per assurdo o, se volete, grazie al riveduto format inventato in Lega, la zona utile per guadagnare l’anticamera della serie B è (ancora) sempre a un passo. Agganciarla? Basterebbe poco, a guardare la classifica. Basterebbe cominciare a dare una certa continuità ai risultati positivi, tornare a vincere e (magari) convincere: solo così, nell’ennesimo torneo di terza serie che non sembra spiccare per contenuti tecnici e alto tasso di qualità, il Catanzaro potrebbe ritagliarsi un posticino (quanto meno) nella parte bassa della griglia play-off.
LA SALVEZZA PRIMA DI TUTTO Bei concetti ma sostanziali cazzate, penserà qualcuno. E per certi versi pensa bene, specie se s’attacca alle parole pronunciate da Mario Somma nella sala stampa dell’Esseneto, cioè “pensiamo prima a salvarci”. I tratti caratteristici del suo Catanzaro (per modo di dire, perché di suo in questa squadra c’è solo qualche elemento già allenato altrove) dicono che altri weekend di sofferente passione ci attendono: attacco anemico inceppato da 360 minuti di gioco (finora la rete si è gonfiata solo tre volte contro l’Andria), centrocampo tipo cantiere aperto, difesa a 3 che a volte balla come se fosse al Bolshoi. Ad Agrigento qualcosa è cambiato. Il ritorno di Carcione in mezzo al campo ha dato ordine ed esperienza; il rientro di Maita dopo il lungo infortunio restituisce la giusta dose di fosforo di cui i giallorossi hanno urgente bisogno; si è vista (finalmente) una squadra decisamente più tosta rispetto ai soufflé in calzoncini corti divorati al Ceravolo da Paganese e Messina. Come dire: tanto brutti non siamo, quindi meglio lavorare con fiducia su quello che c’è e vedere cosa esce.
LE SCELTE GIUSTE Il tecnico di Latina ha ancora grane ai box per le condizioni non ottimali di Van Rasbeeck, Favaro, Di Bari e Moccia, ma c’è lo stesso ampia libertà di scelta. Domenica (ore 16,30) arriva il Taranto e bisogna conquistare tre punti in un colpo solo. Dovrà fare le scelte giuste partendo da alcune certezze: l’abbondanza di centrocampisti (spesso doppioni) se a Carcione, Roselli, Baccolo (titolari domenica scorsa e quasi certamente confermati contro i rossoblu) e Maita aggiungiamo Bensaja (che però sembra non rientrare nei piani di gioco di Somma), Icardi e il giovane belga, apparso in crescita ma al momento in infermeria; la difesa che soffre e che probabilmente rende meglio se passa a 4, visto che di fatto sul mercato estivo si è costruito per giocare con il 4-3-1-2 (o 4-3-3) scritto e pensato dall’esonerato Erra. Discorso leggermente diverso per la linea offensiva, rimpolpata con numerosi esterni (e mezzale) e ancora a caccia di identità (e reti da gonfiare). Sotto porta serve qualcosa di più, ed è probabile che sia qualcosa da reperire a gennaio con il cosiddetto mercato di riparazione. Sperando che Somma, da qui a Natale, riesca a sistemare il suo Catanzaro lontano dalla zona a rischio.
Ivan Montesano
Catanzaro, ora servono 3 punti (pensando alla salvezza)
Stadio Ceravolo, 11 settembre 2016: il Catanzaro ha appena battuto l’Andria. Dopo sette turni è l’unica vittoria in campionato.
CATANZARO Quintultimo, ma a 4 punti dai play off. È il primo dato che ho metabolizzato davanti alla classifica del girone C di Lega Pro, con il soporifero 0-0 in casa dell’Akragas in tasca e un punto quasi buono per rilanciarsi dopo le tre sconfitte beccate una dietro l’altra. Effetti del nuovo format sperimentale di cui è vittima la vecchia serie C, sempre più spezzatino (in streaming, a pagamento e se vogliamo un tantino indigesto) e con la griglia promozione allargata alle prime 10.
Quintultimo, appena sopra il Siracusa e il (penalizzato) Catania. Come ho provato a mettere in evidenza qui, il Catanzaro viaggia a velocità play-out. Il primo pareggio in campionato regala una tregua e rimanda al prossimo esame, sperando che i lievi progressi visti ad Agrigento non vengano sprecati. Ma per assurdo o, se volete, grazie al riveduto format inventato in Lega, la zona utile per guadagnare l’anticamera della serie B è (ancora) sempre a un passo. Agganciarla? Basterebbe poco, a guardare la classifica. Basterebbe cominciare a dare una certa continuità ai risultati positivi, tornare a vincere e (magari) convincere: solo così, nell’ennesimo torneo di terza serie che non sembra spiccare per contenuti tecnici e alto tasso di qualità, il Catanzaro potrebbe ritagliarsi un posticino (quanto meno) nella parte bassa della griglia play-off.
LA SALVEZZA PRIMA DI TUTTO Bei concetti ma sostanziali cazzate, penserà qualcuno. E per certi versi pensa bene, specie se s’attacca alle parole pronunciate da Mario Somma nella sala stampa dell’Esseneto, cioè “pensiamo prima a salvarci”. I tratti caratteristici del suo Catanzaro (per modo di dire, perché di suo in questa squadra c’è solo qualche elemento già allenato altrove) dicono che altri weekend di sofferente passione ci attendono: attacco anemico inceppato da 360 minuti di gioco (finora la rete si è gonfiata solo tre volte contro l’Andria), centrocampo tipo cantiere aperto, difesa a 3 che a volte balla come se fosse al Bolshoi. Ad Agrigento qualcosa è cambiato. Il ritorno di Carcione in mezzo al campo ha dato ordine ed esperienza; il rientro di Maita dopo il lungo infortunio restituisce la giusta dose di fosforo di cui i giallorossi hanno urgente bisogno; si è vista (finalmente) una squadra decisamente più tosta rispetto ai soufflé in calzoncini corti divorati al Ceravolo da Paganese e Messina. Come dire: tanto brutti non siamo, quindi meglio lavorare con fiducia su quello che c’è e vedere cosa esce.
LE SCELTE GIUSTE Il tecnico di Latina ha ancora grane ai box per le condizioni non ottimali di Van Rasbeeck, Favaro, Di Bari e Moccia, ma c’è lo stesso ampia libertà di scelta. Domenica (ore 16,30) arriva il Taranto e bisogna conquistare tre punti in un colpo solo. Dovrà fare le scelte giuste partendo da alcune certezze: l’abbondanza di centrocampisti (spesso doppioni) se a Carcione, Roselli, Baccolo (titolari domenica scorsa e quasi certamente confermati contro i rossoblu) e Maita aggiungiamo Bensaja (che però sembra non rientrare nei piani di gioco di Somma), Icardi e il giovane belga, apparso in crescita ma al momento in infermeria; la difesa che soffre e che probabilmente rende meglio se passa a 4, visto che di fatto sul mercato estivo si è costruito per giocare con il 4-3-1-2 (o 4-3-3) scritto e pensato dall’esonerato Erra. Discorso leggermente diverso per la linea offensiva, rimpolpata con numerosi esterni (e mezzale) e ancora a caccia di identità (e reti da gonfiare). Sotto porta serve qualcosa di più, ed è probabile che sia qualcosa da reperire a gennaio con il cosiddetto mercato di riparazione. Sperando che Somma, da qui a Natale, riesca a sistemare il suo Catanzaro lontano dalla zona a rischio.
Ivan Montesano
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