catanzaresi al San Vito
Sono circa le 11, fa caldo, la giornata promette bene e il cielo azzurro ravviva gli occhi. Esco da casa, metto in moto lo scooter e parto. L’aria fresca sul viso mi rinfranca e così faccio un giro per la città. Sono curioso e mi va di rilassarmi un po’ prima di tuffarmi nel caos. Passo dai giardini, volteggio, rallento, accelero, mi fermo. Saluto qualcuno, poi scorgo la sagoma inconfondibile di Pietro Rubino, inimitabile tifoso giallorosso dai tempi del dopoguerra. Scambio qualche battuta. In piazza, volti noti del tifo locale.
Si sta bene a Piazza Montegrappa ma il sole è molto caldo e intuisco che sarà una trasferta bollente, stile Sicilia, dove fa sempre un caldo torrido. Nei giorni precedenti si era parlato a lungo su come partire. Solite trattative infinite per ottenere pullman. Nessuno ha ottenuto nulla. Le Ferrovie della Calabria rifiutano. Il treno è improponibile, visti i collegamenti da terzo mondo. Non resta che provvedersi privatamente e reperire qualche autobus dalle ditte disponibili. Così sarà.
Alle 12 e trenta il piazzale del campo scuola è già gremito. Spuntano cinque o sei pullman, se non ricordo male. Il grosso parte in auto. Rapida raccolta di moneta per la partenza e poi via. C’è chi resta fuori e deve prender la propria auto. C’è chi invece, come me, si catapulta dall’autobus prima di morire soffocato. E’ strapieno e manca l’aria. Così un fiat bravo decide di raccattarmi per strada mentre vagavo tra i mezzi in movimento. Grazie Francesco! Ora sto meglio. Sarà un serpentone incredibile di auto, pulmini, e pullman. L’A3 è nostra. L’entusiasmo sale alle stelle. Cosenza si avvicina dopo 17 anni. Qualche anno fa i deltaplani sorvolarono il San Vito portando con se le aquile, ma le porte del settore ospiti rimasero blindate. Ora invece il tabellone luminoso indica: uscita Cosenza Nord tifosi del Catanzaro. Fantastico!
Si va in territorio bruzio. Una città ci attende. Il San Vito sembra essere in grande fermento. Verso le 14.30, ecco l’uscita. La polizia indica l’area parcheggio. Siamo proprio tanti ma fa un caldo insopportabile. Non c’è acqua né da bere, nè per rinfrescarci. Solo manganelli e caschi della celere. Rapida perquisizione sui mezzi e sulle persone e via verso il settore ospiti. Attendiamo le navette locali nel piazzale. Gli autobus privati invece vengono scortati fino allo stadio. Arrivano le prime due. I tifosi si accalcano, salgono in massa. Restiamo fuori. Ci conosciamo un po’ tutti quelli della seconda tornata. Vogliamo stare larghi e magari respirare un po’. Passa una mezz’oretta, forse più. Finalmente ritornano. Manca poco all’inizio del derby e vogliamo far presto. Ora si sale. Imperativo: porte aperte. Via così per le strade di Cosenza. Si alzano cori e sfottò ma sono tutti già allo stadio (?!?!). Cmq, tutto bene. Si viaggia alla grande, abbiamo perfino il tempo di guardare il paesaggio. Non c’è proprio nessuno, come 17 anni fa. Oggi in pullman, allora in corteo.
Cosenza è proprio una città pacifica, accogliente, addirittura ci salutano. Ma poi una volta arrivati a destinazione ci accorgiamo che ci odiano. Boooo, chissà perché! I tornelli resteranno fermi! La pressione alle porte laterali aveva accelerato i tempi del nostro ingresso… Ecco qui, siamo al San Vito al grido: Cosenza, Cosenza vaff… Ci sistemiamo giù. Come allora. Gli striscioni restano coperti dai tabelloni pubblicitari, ma non fa nulla. Si tifa, si salta, si canta. La Curva sud osserva, lancia qualche coro ma si sente poco. Lo stadio sembra essere nostro. I cori sono molto potenti e secchi ma la partita aiuta poco. Lo spettacolo in campo è noioso e privo di emozioni. Sono vent’anni che… fa divertire parecchio. Dall’altra curva si leva uno striscione ironico. Dal nostro settore si alza forte il coro “noi siamo il catanzaro”. Dicono di averlo sentito dalle pendici del Pollino! Ma c’è ancora chi si ostina a dire: non vi abbiamo sentito. Negare l’evidenza è l’ultima arma a disposizione.
Verso la fine, un destro a volo di Barraco illude il settore: fuori d’un soffio! Lo squallido 0-0 sembra quasi scontato ma alla fine accontenta (?) tutti. Nessun problema neppure sulla via del ritorno. Innocui movimenti in curva Bergamini nel dopopartita suscitano ilarità e sorrisi… ma va bene così, ci hanno provato ancora (?!) Si esce tranquilli, si ritorna a casa. Il derby più a rischio della regione passa così, senza far scrivere un solo rigo che non sia legato alla partita o allo spettacolo sugli spalti. I mille di Cosenza ribadiscono ancora una volta una massiccia presenza al San Vito. Mai come questa volta belli, tanti e rumorosi.
Una calda passeggiata al San Vito!
catanzaresi al San Vito
Sono circa le 11, fa caldo, la giornata promette bene e il cielo azzurro ravviva gli occhi. Esco da casa, metto in moto lo scooter e parto. L’aria fresca sul viso mi rinfranca e così faccio un giro per la città. Sono curioso e mi va di rilassarmi un po’ prima di tuffarmi nel caos. Passo dai giardini, volteggio, rallento, accelero, mi fermo. Saluto qualcuno, poi scorgo la sagoma inconfondibile di Pietro Rubino, inimitabile tifoso giallorosso dai tempi del dopoguerra. Scambio qualche battuta. In piazza, volti noti del tifo locale.
Si sta bene a Piazza Montegrappa ma il sole è molto caldo e intuisco che sarà una trasferta bollente, stile Sicilia, dove fa sempre un caldo torrido. Nei giorni precedenti si era parlato a lungo su come partire. Solite trattative infinite per ottenere pullman. Nessuno ha ottenuto nulla. Le Ferrovie della Calabria rifiutano. Il treno è improponibile, visti i collegamenti da terzo mondo. Non resta che provvedersi privatamente e reperire qualche autobus dalle ditte disponibili. Così sarà.
Alle 12 e trenta il piazzale del campo scuola è già gremito. Spuntano cinque o sei pullman, se non ricordo male. Il grosso parte in auto. Rapida raccolta di moneta per la partenza e poi via. C’è chi resta fuori e deve prender la propria auto. C’è chi invece, come me, si catapulta dall’autobus prima di morire soffocato. E’ strapieno e manca l’aria. Così un fiat bravo decide di raccattarmi per strada mentre vagavo tra i mezzi in movimento. Grazie Francesco! Ora sto meglio. Sarà un serpentone incredibile di auto, pulmini, e pullman. L’A3 è nostra. L’entusiasmo sale alle stelle. Cosenza si avvicina dopo 17 anni. Qualche anno fa i deltaplani sorvolarono il San Vito portando con se le aquile, ma le porte del settore ospiti rimasero blindate. Ora invece il tabellone luminoso indica: uscita Cosenza Nord tifosi del Catanzaro. Fantastico!
Si va in territorio bruzio. Una città ci attende. Il San Vito sembra essere in grande fermento. Verso le 14.30, ecco l’uscita. La polizia indica l’area parcheggio. Siamo proprio tanti ma fa un caldo insopportabile. Non c’è acqua né da bere, nè per rinfrescarci. Solo manganelli e caschi della celere. Rapida perquisizione sui mezzi e sulle persone e via verso il settore ospiti. Attendiamo le navette locali nel piazzale. Gli autobus privati invece vengono scortati fino allo stadio. Arrivano le prime due. I tifosi si accalcano, salgono in massa. Restiamo fuori. Ci conosciamo un po’ tutti quelli della seconda tornata. Vogliamo stare larghi e magari respirare un po’. Passa una mezz’oretta, forse più. Finalmente ritornano. Manca poco all’inizio del derby e vogliamo far presto. Ora si sale. Imperativo: porte aperte. Via così per le strade di Cosenza. Si alzano cori e sfottò ma sono tutti già allo stadio (?!?!). Cmq, tutto bene. Si viaggia alla grande, abbiamo perfino il tempo di guardare il paesaggio. Non c’è proprio nessuno, come 17 anni fa. Oggi in pullman, allora in corteo.
Cosenza è proprio una città pacifica, accogliente, addirittura ci salutano. Ma poi una volta arrivati a destinazione ci accorgiamo che ci odiano. Boooo, chissà perché! I tornelli resteranno fermi! La pressione alle porte laterali aveva accelerato i tempi del nostro ingresso… Ecco qui, siamo al San Vito al grido: Cosenza, Cosenza vaff… Ci sistemiamo giù. Come allora. Gli striscioni restano coperti dai tabelloni pubblicitari, ma non fa nulla. Si tifa, si salta, si canta. La Curva sud osserva, lancia qualche coro ma si sente poco. Lo stadio sembra essere nostro. I cori sono molto potenti e secchi ma la partita aiuta poco. Lo spettacolo in campo è noioso e privo di emozioni. Sono vent’anni che… fa divertire parecchio. Dall’altra curva si leva uno striscione ironico. Dal nostro settore si alza forte il coro “noi siamo il catanzaro”. Dicono di averlo sentito dalle pendici del Pollino! Ma c’è ancora chi si ostina a dire: non vi abbiamo sentito. Negare l’evidenza è l’ultima arma a disposizione.
Verso la fine, un destro a volo di Barraco illude il settore: fuori d’un soffio! Lo squallido 0-0 sembra quasi scontato ma alla fine accontenta (?) tutti. Nessun problema neppure sulla via del ritorno. Innocui movimenti in curva Bergamini nel dopopartita suscitano ilarità e sorrisi… ma va bene così, ci hanno provato ancora (?!) Si esce tranquilli, si ritorna a casa. Il derby più a rischio della regione passa così, senza far scrivere un solo rigo che non sia legato alla partita o allo spettacolo sugli spalti. I mille di Cosenza ribadiscono ancora una volta una massiccia presenza al San Vito. Mai come questa volta belli, tanti e rumorosi.
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