Inizia la terza era Abramo. Schermaglie post elettorali rischiano di distrarre gli inquilini dell’Aula rossa. Fumata nera sul nome del candidato alla presidenza del Consiglio. Costanzo lascia Palazzo De Nobili manifestando apertamente i suoi dissapori. I franchi tiratori fanno posticipare l’elezione. L’opposizione gongola.
Si è insediato il consiglio comunale di Catanzaro, quello della terza era Abramo. E già c’è da rabbrividire. Vissuti e letti gli antefatti di presunti brogli per voti spariti e schede elettorali quintuplicate, certificati in due ricorsi al Tribunale amministrativo regionale, a vedere i consiglieri comunali strizzati nelle cravatte di ordinanza si ha l’impressione che nemmeno loro ci credono poi tanto che possa durare. Perfino nel votare il presidente del consiglio qualcuno temeva che l’ufficio di presidenza riscontrasse le presenza di qualche scheda in più distribuita ai consiglieri. Ma in quel caso Ivan Cardamone, sarebbe già stato eletto da un pezzo. Memorabile. Non solo perché per una volta nella storia amministrativa del centrosinistra all’opposizione si marcia compatti senza scherzi a parte – le schede bianche sul nome del presidente del consiglio da votare a scrutinio segreto, dodici dovevano essere e dodici sono state, poi si sa nel segreto dell’urna, anche Dio si distrae – ma perché, per una volta, è il centrodestra che, ancora si deve cominciare, e già perde pezzi con consiglieri sguscianti fuori dall’aula, irrecuperabili come palline di mercurio. Storico. Perché il consigliere comunale più longevo dell’aula rossa, fa coincidere il suo essere più esperto con l’essere il più anziano, non anagraficamente, ma perché il più votato della lista più votata. E renderlo ancora più indimenticabile, il pm Gerardo Dominijanni ha deciso di riservargli un regalo, che però l’interessato ha ricevuto con un giorno di ritardo rispetto alla diffusione della notizia: un avviso di garanzia per abuso d’ufficio. In realtà, il pm – lo stesso dell’inchiesta della Procura sui presunti brogli – il provvedimento lo ha emesso per scopi umanitari: non far sentire troppo solo l’altro consigliere indagato, Franco Leone, stipato in un angolo nel suo vestito chiaro, in contrasto con gli occhiali scuri, indossati per stile non certo nel tentativo di mimetizzarsi. Il pubblico non pagante ha potuto godere del ritorno in aula di Franco Passafaro che, si è visto chiaramente, non ha utilizzato i pochi mesi di vacatio per perfezionare modi e dizione. La speranza è che, tra un voto e un altro, una lite e una crisi di nervi – è bastata quella di Massimo Lomonaco, sonoramente “cazziato” da Tallini – il consiglio comunale ricordi, nel suo plenum, che deve governare una città in difficoltà da diversi punti di vista. E la politica è cosa altra e alta dalle schermaglie in politichese. La campagna elettorale è finita, fino a decisione contraria del Tar, è il momento di amministrare.
Abramo vacilla, tra occhiali scuri e palline di mercurio
Inizia la terza era Abramo. Schermaglie post elettorali rischiano di distrarre gli inquilini dell’Aula rossa. Fumata nera sul nome del candidato alla presidenza del Consiglio. Costanzo lascia Palazzo De Nobili manifestando apertamente i suoi dissapori. I franchi tiratori fanno posticipare l’elezione. L’opposizione gongola.
Si è insediato il consiglio comunale di Catanzaro, quello della terza era Abramo. E già c’è da rabbrividire. Vissuti e letti gli antefatti di presunti brogli per voti spariti e schede elettorali quintuplicate, certificati in due ricorsi al Tribunale amministrativo regionale, a vedere i consiglieri comunali strizzati nelle cravatte di ordinanza si ha l’impressione che nemmeno loro ci credono poi tanto che possa durare. Perfino nel votare il presidente del consiglio qualcuno temeva che l’ufficio di presidenza riscontrasse le presenza di qualche scheda in più distribuita ai consiglieri. Ma in quel caso Ivan Cardamone, sarebbe già stato eletto da un pezzo. Memorabile. Non solo perché per una volta nella storia amministrativa del centrosinistra all’opposizione si marcia compatti senza scherzi a parte – le schede bianche sul nome del presidente del consiglio da votare a scrutinio segreto, dodici dovevano essere e dodici sono state, poi si sa nel segreto dell’urna, anche Dio si distrae – ma perché, per una volta, è il centrodestra che, ancora si deve cominciare, e già perde pezzi con consiglieri sguscianti fuori dall’aula, irrecuperabili come palline di mercurio. Storico. Perché il consigliere comunale più longevo dell’aula rossa, fa coincidere il suo essere più esperto con l’essere il più anziano, non anagraficamente, ma perché il più votato della lista più votata. E renderlo ancora più indimenticabile, il pm Gerardo Dominijanni ha deciso di riservargli un regalo, che però l’interessato ha ricevuto con un giorno di ritardo rispetto alla diffusione della notizia: un avviso di garanzia per abuso d’ufficio. In realtà, il pm – lo stesso dell’inchiesta della Procura sui presunti brogli – il provvedimento lo ha emesso per scopi umanitari: non far sentire troppo solo l’altro consigliere indagato, Franco Leone, stipato in un angolo nel suo vestito chiaro, in contrasto con gli occhiali scuri, indossati per stile non certo nel tentativo di mimetizzarsi. Il pubblico non pagante ha potuto godere del ritorno in aula di Franco Passafaro che, si è visto chiaramente, non ha utilizzato i pochi mesi di vacatio per perfezionare modi e dizione. La speranza è che, tra un voto e un altro, una lite e una crisi di nervi – è bastata quella di Massimo Lomonaco, sonoramente “cazziato” da Tallini – il consiglio comunale ricordi, nel suo plenum, che deve governare una città in difficoltà da diversi punti di vista. E la politica è cosa altra e alta dalle schermaglie in politichese. La campagna elettorale è finita, fino a decisione contraria del Tar, è il momento di amministrare.
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