Sit-in di protesta di un gruppo di dipendenti di “Abramo printing” sotto la sede di Confindustria
La protesta dei dipendenti di “Abramo printing” arriva fino a Confindustria dove, per questa mattina, era stato fissato un incontro tra rappresentanze aziendali, parti sociali (Rsa e sindacati confederali, con in testa la Cgil e la Uil) e alcuni esponenti dell’associazione degli industriali.
Un sit-in organizzato proprio per garantire una numerosa presenza fisica durante le delicate trattative che mirano al mantenimento dei posti d lavoro. Così è stato, infatti.
All’arrivo dei rappresentanti, i circa 60 manifestanti hanno fatto sentire la presenza con cori da stadio e qualche petardo che ha scosso Scesa Jannoni. Il timore di restare senza lavoro e la disoccupazione sono minacce concrete. I 120 dipendenti a cui, a breve, sarà comunicata la procedura di licenziamento, che giunge al termine dei due anni di ammortizzatori sociali, pare essere l’ultima spiaggia per un’azienda che non ha più una forte stabilità sul mercato delle stampa. Ma secondo i segretari di Cgil e Uil non è detta l’ultima parola.
Secondo Daniele Carchidi, segretario Slc Cgil Calabria, gli strumenti tecnico-giuridici ci sono.
“Il contratto di solidarietà è uno strumento concreto per garantire il posto di lavoro, salvagauradando peraltro la più grande azienda industriale della provincia. Auspico che l’azienda adotti questa soluzione perchè, nonostante la crisi del settore tipografico, a pagare non debbeano essere i lavoratori. E’ pur vero che in questo mercato si consente ad aziende sciacalle di entrare nel settore del lavoro. Certo – afferma Carchidi – ci vuole la volontà da parte dell’azienda di salvare le unità lavrative. Nel contempo – suggerisce il sindacalista – si può provare a convertire, convergendo su mercati similari come il digitale. L’agenda digitale, ad esempio, finalizzata ad informatizzare tutti i settori della regione Calabria è una soluzione industriale concreta “.
Dal canto suo, Fabio Guerriero, segretario generale Uilcom Calabria, ribadisce la volontà di trovare un percorso condiviso.
“I contratti di solidarieà e assistenza al reddito ci sono. C’è da capire se l’azienda voglia addivenire ad una soluzione di questo genere. L’altra speranza sta nella riconversione industriale ma soprattuto ci si augura che l’azienda Abramo si riprenda il ruolo centrale industriale che ha perso, sia per la crisi del mercato che per le scelte industriali sbagliate tutte interne”.
Dopo qualche ora, le prime notizie parlano di apertura da parte dell’azienda a voler trovare una soluzione condivisa che tuteli il posto di lavoro. Sulla vertenza tuttavia, sarà necessario del tempo – l’azienda chiede una decina di giorni – e ulteriori incontri in cui saranno analizzate le strade concrete per attuare un piano di salvataggio.
“Abramo printing”. Rumorosa protesta contro 120 licenziamenti annunciati
Sit-in di protesta di un gruppo di dipendenti di “Abramo printing” sotto la sede di Confindustria
La protesta dei dipendenti di “Abramo printing” arriva fino a Confindustria dove, per questa mattina, era stato fissato un incontro tra rappresentanze aziendali, parti sociali (Rsa e sindacati confederali, con in testa la Cgil e la Uil) e alcuni esponenti dell’associazione degli industriali.
Un sit-in organizzato proprio per garantire una numerosa presenza fisica durante le delicate trattative che mirano al mantenimento dei posti d lavoro. Così è stato, infatti.
All’arrivo dei rappresentanti, i circa 60 manifestanti hanno fatto sentire la presenza con cori da stadio e qualche petardo che ha scosso Scesa Jannoni. Il timore di restare senza lavoro e la disoccupazione sono minacce concrete. I 120 dipendenti a cui, a breve, sarà comunicata la procedura di licenziamento, che giunge al termine dei due anni di ammortizzatori sociali, pare essere l’ultima spiaggia per un’azienda che non ha più una forte stabilità sul mercato delle stampa. Ma secondo i segretari di Cgil e Uil non è detta l’ultima parola.
Secondo Daniele Carchidi, segretario Slc Cgil Calabria, gli strumenti tecnico-giuridici ci sono.
“Il contratto di solidarietà è uno strumento concreto per garantire il posto di lavoro, salvagauradando peraltro la più grande azienda industriale della provincia. Auspico che l’azienda adotti questa soluzione perchè, nonostante la crisi del settore tipografico, a pagare non debbeano essere i lavoratori. E’ pur vero che in questo mercato si consente ad aziende sciacalle di entrare nel settore del lavoro. Certo – afferma Carchidi – ci vuole la volontà da parte dell’azienda di salvare le unità lavrative. Nel contempo – suggerisce il sindacalista – si può provare a convertire, convergendo su mercati similari come il digitale. L’agenda digitale, ad esempio, finalizzata ad informatizzare tutti i settori della regione Calabria è una soluzione industriale concreta “.
Dal canto suo, Fabio Guerriero, segretario generale Uilcom Calabria, ribadisce la volontà di trovare un percorso condiviso.
“I contratti di solidarieà e assistenza al reddito ci sono. C’è da capire se l’azienda voglia addivenire ad una soluzione di questo genere. L’altra speranza sta nella riconversione industriale ma soprattuto ci si augura che l’azienda Abramo si riprenda il ruolo centrale industriale che ha perso, sia per la crisi del mercato che per le scelte industriali sbagliate tutte interne”.
Dopo qualche ora, le prime notizie parlano di apertura da parte dell’azienda a voler trovare una soluzione condivisa che tuteli il posto di lavoro. Sulla vertenza tuttavia, sarà necessario del tempo – l’azienda chiede una decina di giorni – e ulteriori incontri in cui saranno analizzate le strade concrete per attuare un piano di salvataggio.
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